Guido di Pietro, noto come il Beato Angelico, nacque nei pressi di Vicchio di Mugello in data non nota: tradizionalmente fissata al 1387, secondo studi più recenti la sua nascita sarebbe da collocare invece negli ultimi anni del XIV secolo.
Poco sappiamo anche della sua famiglia: le sole notizie certe riguardano l’esistenza di un suo fratello minore anch’egli religioso domenicano, noto come fra Benedetto e di una sua sorella Checca.
Le prime notizie dell’attività artistica del Beato Angelico risalgono invece al 1417 quando è documentato come già pittore e ancora laico a Firenze, mentre l’anno successivo riceveva i pagamenti per aver dipinto una tavola per una cappella nella chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze.
Nel 1423 l’artista era già frate domenicano nel convento di San Domenico di Fiesole, col nome di fra Giovanni e nel 1437 si trasferì nel convento di San Marco a Firenze dove viveva anche fra Benedetto, il suo fratello minore.
Già nel convento di San Domenico, il Beato Angelico fu molto attivo come pittore e con la collaborazione dei suoi allievi, tra i quali preminente fu Zanobi Strozzi, dipinse diverse opere d’arte per le chiese di Firenze e anche dipinti di minori dimensioni, tra le quali raffigurazioni di Madonne, destinati alla devozione privata.
Nel 1429 risultava ancora da saldare un trittico dipinto per le monache di San Pietro Martire e attualmente conservato nel convento di San Marco.
Pochi anni dopo, tra il 1432 e il 1433, il Beato Angelico realizzò la perduta Annunciazione per la chiesa di Sant’Alessandro a Brescia.
Nel 1433, per 190 fiorini d’oro, l’Arte dei Linaioli commissionò al frate domenicano, l’esecuzione di un grandioso tabernacolo (oggi nel convento di San Marco).
Nel 1436 il Beato Angelico dipinse la Deposizione per la chiesa di Santa Maria al Tempio, mentre all’anno successivo risalirebbe il trittico di Perugia.
Poiché il frate pittore Filippo Lippi si era recato a Padova nel 1434, Beato Angelico si affermò in quel periodo storico, come il maggior artista attivo a Firenze: in una lettera del 1438, Domenico Veneziano ricordava come “boni maestri” soltanto Fra Filippo Lippi e Beato Angelico.
A seguito del passaggio di consegna dai silvestrini ai domenicani, del convento fiorentino di San Marco, con i suoi aiuti, il Beato Angelico si occupò di affrescare la nuova sede.
Questi interventi pittorici, comprensivi della pala della chiesa, sono databili tra il 1438 e il 1446 circa, mentre la chiesa fu consacrata nell’Epifania del 1443 da Papa Eugenio IV.
Nel 1446 Papa Eugenio IV chiamò il Beato Angelico a Roma, dove gli commissionò la decorazione di una cappella in Vaticano, oggi scomparsa.
Nel 1448 Papa Niccolò V ordinò all’artista la decorazione della Cappella Niccolina e dello studio pontificio.
Durante l’estate, per sfuggire al caldo, il Beato Angelico si ritirò a Orvieto, dove iniziò ad affrescare la Cappella di San Brizio nel duomo (1447), poi interrotta e in seguito terminata da Luca Signorelli.
Tornando in Toscana, il Beato Angelico che era già stato vicario del convento di Fiesole negli anni 1432-1433, ne fu priore negli anni 1449-1451.
Giorgio Vasari riferì che il Papa avrebbe persino pensato di nominarlo arcivescovo di Firenze, al posto di Sant’Antonino, ma per modestia l’artista rifiutò.
Nel 1452 ricevette l’incarico di affrescare il coro del duomo di Prato che, verrà poi invece decorato da Fra Filippo Lippi.
Beato Angelico morì a Roma il 18 febbraio 1455, nel convento di Santa Maria sopra Minerva, dove nella chiesa ricevette onorevole sepoltura e la lastra tombale è tuttora esistente.
Noto ormai da secoli come il Beato Angelico, il pittore e frate domenicano fu riconosciuto ufficialmente beato il 3 ottobre 1982, da Papa San Giovanni Paolo II.
Giorgio Vasari lo ricordava come un religioso di vita esemplare, modesto e assolutamente disinteressato (i proventi dei suoi dipinti erano per il convento), che non tralasciava il dovere di frate pur svolgendo l’attività di pittore, metteva mano ai pennelli solo dopo aver fatto orazione, non dipingeva la figura di Cristo senza piangere, non ritoccava mai le sue opere ritenendo che come erano stese la prima volta fosse la volontà divina ( e infatti la sua produzione artistica è sorprendentemente vasta).
“Mai volle lavorare altre cose che di Santi” e usava “spesse fiate di dire che chi faceva quest’arte aveva bisogno di quiete e di vivere senza pensieri; e chi fa cose di Cristo, con Cristo deve star sempre”.
Opere del Beato Angelico
Madonna col Bambino e Santi, 1411-1412 circa, tempera su tavola, San Diego Museum of Art, San Diego,
Madonna col Bambino e quattro angeli (Madonna dell’Umiltà), 1417-1419 circa, tempera su tavola, Ermitage, San Pietroburgo,
Due apparizioni di San Michele Arcangelo, 1417 circa, tempera su tavola, Yale University Art Gallery, New Haven,
Pala Gherardini, 1418, tavola, perduta,
Tebaide, 1420 circa, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze,
San Girolamo penitente, 1420 circa, tempera su tavola, Princeton University Art Museum, Princeton,
Madonna col Bambino e due angeli, 1420 circa, tempera su tavola, Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam,
Crocifisso di Santa Maria Nuova, 1423, dipinto su legno sagomato, perduto,
Crocifissione Griggs (attribuito), 1423 circa, tempera su tavola, Metropolitan Museum of Art, New York
Redentore benedicente, 1423 circa, tempera su tavola, National Gallery, Londra,
Madonna dell’Umiltà, 1423 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Matteo, Pisa,
Adorazione dei Magi, 1423-24, tempera su tavola, Abegg-Stiftung, Riggisberg,
Sant’Antonio da Padova, 1424 circa, convento di San Francesco, Assisi,
Pala di Fiesole, 1424-1425, tempera su tavola, con sfondo ridipinto da Lorenzo di Credi, chiesa di San Domenico, Fiesole,
Natività, 1428 circa, tempera su tavola, Pinacoteca civica, Forlì,
Preghiera nell’orto, 1428 circa, tempera su tavola, Pinacoteca civica, Forlì,
Trittico di san Pietro Martire, 1428-1429, tempera su tavola, Museo San Marco, Firenze,
Madonna col Bambino, 1430 circa, tempera su tavola, Museo di San Marco, Firenze,
Madonna col Bambino e dodici angeli, 1430 circa, tempera su tavola, Staedelsches Kunstinstitut, Francoforte sul Meno,
Giudizio Universale, 1431 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Annunciazione di Cortona, 1430 circa, tempera su tavola, Museo diocesano, Cortona,
Madonna col Bambino e quattro angeli, 1430 circa, tempera su tavola, Detroit Institute of Arts, Detroit,
San Domenico e la stigmatizzazione di San Francesco d’Assisi, 1430 circa, tempera su tavola, The Alana Collection, Newark,
Annunciazione di San Giovanni Valdarno, 1430-1432, tempera su tavola, Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie, San Giovanni Valdarno,
Predella con Storie della Vergine in cinque pannelli (uno frammentario), in loco
Sportelli con Beati e Dannati, 1430-1432 circa, tempera su tavola, Museum of Fine Arts, Houston,
Quattro reliquiari della Vergine, 1430-1434, tempera su tavola,
Deposizione, 1432 circa (?), tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Incoronazione della Vergine, 1432 circa, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze,
Tabernacolo dei Linaioli, 1433, pannelli lignei entro un tabernacolo marmoreo di Lorenzo Ghiberti, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Annunciazione, 1433-1435, tempera su tavola, Museo del Prado, Madrid,
Madonna dell’Umiltà, 1433-1435, tempera su tavola, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid (conservato in prestito presso il Museo nazionale d’arte della Catalogna, Barcellona),
Incoronazione della Vergine, 1434-1435, tempera su tavola, Museo del Louvre, Parigi,
Madonna di Pontassieve, 1435, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze,
Crocifissione con i dolenti e san Domenico, 1435 circa, affresco staccato, Museo del Louvre, Parigi,
Vergine col Bambino tra i santi Domenico e Tommaso d’Aquino, 1435 circa, affresco staccato, Ermitage, San Pietroburgo,
Annunciazione, 1435 circa, tempera su tavola, Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda,
Madonna col Bambino e i santi Domenico e Caterina d’Alessandria, 1435 circa, tempera su tavola, Pinacoteca Vaticana, Stato della Città del Vaticano,
San Pietro Martire, 1435 circa, tempera su tavola, Royal Collection, Hampton Court,
Madonna col Bambino, santi, angeli e donatore, 1435-1437, tempera su tavola di forma ottagonale, Museum of Fine Arts, Boston,
Volto di Cristo, 1435-1437, tempera su tavola di forma ottagonale, collezione privata,
Compianto sul Cristo morto, 1436, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Tentazione di sant’Antonio Abate, 1436, tempera su tavola, Museum of Fine Arts, Houston,
Trittico di Cortona, 1436 circa, tempera su tavola, Museo diocesano, Cortona,
Stimmate di san Francesco e martirio di san Pietro da Verona, 1437-1437, tempera su tavola, Strossmayerova Galerija, Zagabria,
Pala di Perugia, 1437, tempera su tavola, Galleria nazionale dell’Umbria, Perugia,
Madonna del Giglio, 1437-1440, Rijksmuseum, Amsterdam
Pala di San Marco, 1438-1440 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Predella con Storie dei santi Cosma e Damiano, 1438-1443, tempera su tavola:
Guarigione di Palladia, National Gallery of Art, Washington D.C.,
San Cosma e san Damiano davanti a Lisia, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera,
San Cosma e san Damiano salvati dall’annegamento, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera,
Condanna al rogo dei santi Cosma e Damiano, National Gallery of Ireland, Dublino,
Pietà, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera,
Crocifissione dei santi Cosma e Damiano, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera,
Decapitazione dei santi Cosma e Damiano, Museo del Louvre, Parigi,
Sepoltura dei santi Cosma e Damiano, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Guarigione del diacono Giustiniano, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Santi e beati dai pilastrini (otto conosciuti, otto dispersi),
San Tommaso d’Aquino, Fondazione Cini, Venezia,
San Bernardo, al Lindenau Museum di Altenburg,
San Girolamo, al Lindenau Museum di Altenburg,
San Rocco, al Lindenau Museum di Altenburg,
San Romualdo, al Minneapolis Institute of Arts,
San Pietro Martire, alla Royal Collection di Hampton Court,
Sant’Antonio Abate, Art Institute of Chicago, Chicago,
Beato Vincenzo Ferrer, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Beato domenicano (forse Giordano di Sassonia), Museo nazionale di San Marco, Firenze,
San Giovanni Battista, 1438-1440, frammento di tempera su tavola, Museum der bildenden Künste, Lipsia,
Madonna col Bambino e i santi Domenico e Pietro Martire, 1439-1440, affresco, chiesa di San Domenico, Cortona,
Noli me tangere, 1438-1440.
Affreschi nel convento di San Marco, 1438-1446, Firenze,
Affreschi nell’abside dell’antica basilica di San Pietro in Vaticano, 1445-1446 circa, perduti,
Cappella “parva” nel Palazzo Apostolico in Vaticano, 1445-1446 circa, affreschi perduti,
Volto di Cristo, 1445-1450 circa, affresco staccato, Museo nazionale di Palazzo Venezia, Roma,
Cappella Niccolina, 1446-1448 circa, affreschi, Palazzo Apostolico, Stato della Città del Vaticano,
Arma Christi, conl’aiuto della bottega, 1447 circa, inchiostro su pergamena, Collezione Giancarlo Gallino, Torino
Ascensione, Giudizio Universale e Pentecoste, 1447-1448 circa, trittico tempera su tavola, Galleria nazionale di Palazzo Corsini, Roma
Madonna col Bambino, 1449 circa, Cappella Frangipane o della Maddalena in Santa Maria sopra Minerva, Roma,
Studio di Niccolò V, 1449-1450, affreschi perduti, Palazzo Apostolico, Stato della Città del Vaticano,
Annunciazione, 1450 circa, tempera su tavola, Museo diocesano, Hildesheim,
Cristo coronato di spine, 1450 circa, tempera su tavola, Duomo di Livorno
Pala di Bosco ai Frati, 1450-1452 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Trittico del Giudizio Universale, 1450 circa, tempera su tavola, Staatliche Museen, Berlino,
Armadio degli Argenti, 1451-1453, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze,
Crocifissione con il cardinale Torquemada, 1451-1454, tempera su tavola, Fogg Art Museum, Cambridge (Massachusetts),
San Sisto, 1453-1454 circa, collezione privata di Richard L. Feigen, New York,
Crocifissione con la Vergine, san Nicola e santa Brigida, 1453-1454, perduto o collocazione ignota,
Predella con Storie di san Domenico, 1453-1455 circa, tempera su tavola, dalla perduta pala di Santa Croce o di San Miniato al Monte,
Sogno di Innocenzo III e apparizione dei santi Pietro e Paolo a san Domenico, Yale University Art Gallery, New Haven,
Disputa di san Domenico e miracolo del libro, collezione privata,
Cena servita dagli angeli, Staatgalerie, Stoccarda.
Madonna col Bambino e quattro angeli
Datazione: 1420 circa,
misure: cm 81×51,
tecnica: tempera su tavola di pioppo,
collocazione: Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo.
In questo dipinto conservato nel Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo, il Beato Angelico riprese un modello iconografico molto diffuso a Firenze tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo: è infatti qui raffigurata la Madonna dell’Umiltà.
Opera realizzata con colori brillanti e puri, mostra reminiscenze dell’arte medievale nell’uso del fondo oro, nella mancanza di profondità spaziale e nella rappresentazione degli angeli in scala ridotta rispetto alla figura della Madonna col Bambino.
Nella composizione dove prevale un’atmosfera poetica, la Vergine è teneramente descritta con i capelli biondi e i raffinati angeli mostrano ali colorate.
La Vergine col Bambino e i Santi Domenico e Tommaso d’Aquino
Datazione: 1430,
misure: cm 196×187,
tecnica: affresco staccato,
collocazione: Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo.
Quest’affresco staccato, opera del Beato Angelico, proviene dal monastero di San Domenico da Fiesole, dove il frate pittore fu priore. Nel XIX secolo, a seguito della chiusura del monastero, questo affresco fu staccato e fu acquistato dai pittori fiorentini A. Mazzonti e C. Conti, che poi lo vendettero all’Eremo.
In quest’opera la composizione simmetrica, con la Madonna col Bambino, seduta sul trono e ai lati due santi, riprende uno schema tipico dell’arte medievale e molto diffuso anche nella pittura italiana del Quattrocento.
Alla sinistra della Madonna è San Domenico, fondatore dell’ordine domenicano, con in mano un giglio, il simbolo della purezza.
A destra è il grande teologo San Tommaso d’Aquino, e sulle pagine del libro che tiene in mano si legge il testo dei Salmi.
Mentre i due santi domenicani mostrano tratti e caratteri individuali, l’immagine della Madonna è invece fortemente idealizzata e conferisce all’intera opera, un sublime lirismo.
Incoronazione della Vergine con angeli e santi
Datazione: 1432 circa,
misure: cm 112×114,
tecnica: tempera su tavola,
collocazione: Galleria degli Uffizi, Firenze.
In quest’opera degli Uffizi, ritroviamo raffigurato un Paradiso in miniatura dove predomina l’oro, simbolo della luce divina e sullo sfondo vi ritroviamo degli squilli di tromba.
Tradizionalmente intitolato Incoronazione della Vergine con angeli e santi, in realtà questo dipinto non mostra la scena dell’inaugurazione che è già avvenuta, ma sembra piuttosto voler rappresentare il momento in cui Cristo pone una gemma nel diadema del Regno dei Cieli.
Menzionata come opera del Beato Angelico già dalle fonti cinquecentesche, Giorgio Vasari la ricordava collocata nella chiesa di Sant’Egidio, annessa all’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze. In origine la pala era anche completata da una predella rappresentante lo Sposalizio e le Esequie della Vergine, oggi nel Museo di San Marco.
Una volta smembrata, la parte centrale giunse agli Uffizi nel 1825 con altre opere appartenute all’ospedale di Santa Maria Nuova e fu dotata dell’attuale cornice neoclassica con fregio a conchiglie e palmette.
In questa tavoletta il tono intensamente spirituale e persino mistico si avverte nello schieramento ordinato dei santi: a sinistra, in primo piano è raffigurato Sant’Egidio, titolare della chiesa dove era collocata l’opera, in abito vescovile con pastorale e piviale azzurro; accanto a lui c’è un altro vescovo fiorentino, San Zanobi, dietro il quale stanno San Francesco, San Domenico, San Benedetto e San Girolamo.
La precisione ritrattistica è tanto accentuata in questi volti che nelle sembianze di Sant’Egidio è stato riconosciuto il ritratto di Antonino Pierozzi, vescovo di Firenze e priore del convento domenicano di San Marco dove visse e lavorò il Beato Angelico.
I colori utilizzati sembrano riecheggiare il pensiero di San Tommaso d’Aquino: poiché la luce è emanazione celeste, i colori a seconda della quantità e della qualità di luce che assorbono e riflettono, rivelano la maggiore o minore partecipazione all’essenza divina dei personaggi dipinti.
Ecco perché in questa tavola la luce emana dalle due figure divine centrali e illumina con intensità tutti i santi.
L’astrazione suggerita dal fondo oro è in realtà solo apparente. La composizione è studiata per suggerire profondità spaziale: si vedano la digradante prospettiva delle nuvolette che partono dal primo piano e la graduale riduzione delle figure disposte a cerchio attorno alla raggiera di luce centrale.
La tavoletta ha una forma quasi perfettamente quadrata. Negli anni Trenta del Quattrocento, infatti, il Beato Angelico abbandonò progressivamente una delle più tipiche espressioni della pittura gotica, ossia il polittico, a favore di tavole quadrangolari che meglio si adattano alla costruzione prospettica dello spazio e sono più consone all’estetica dell’architettura quattrocentesca.
Incoronazione della Vergine
Datazione: 1434-1435,
misure: cm 209×206,
tecnica: tempera su tavola,
collocazione: Museo del Louvre, Parigi.
Probabilmente dipinto su commissione della famiglia fiorentina Gaddi, per un altare della chiesa del convento di San Domenico a Fiesole, consacrata nel 1435.
Citata dal Vasari nel 1568, quest’opera fu trasferita prima all’Accademia delle Belle Arti a Firenze, nel 1811 e poi a Parigi, nel Museo del Louvre, nel 1812.
Ciò che si conserva attualmente del dipinto è il registro principale di una pala d’altare, della quale possono mancare alcuni elementi, in particolare nella parte superiore.
Nella predella sono inoltre raffigurate le seguenti scene:
- Il sogno di Papa Innocenzo III
- L’Apparizione di San Pietro e San Paolo a San Domenico
- San Domenico che resuscita Napoleone Orsini
- Cristo ritto nella sua tomba con la Vergine e San Giovanni Evangelista
- La Disputa di San Domenico e il miracolo del Libro
- Il pasto dei monaci servito dagli angeli
- La morte di San Domenico
In questa tavola del Museo del Louvre si riscontrano gli studi del Beato Angelico sulla solida prospettiva del Masaccio: qui il ciborio che ospita l’Incoronazione è sopraelevato su una gradinata, il pavimento a mattonelle è così visto in scorcio vertiginoso mentre l’illusionismo viene accentuato dalle figure inginocchiate che voltano le spalle allo spettatore.
Angelo in adorazione
Datazione: 1425-1450,
misure: cm 37×23,
tecnica: tempera su tavola,
collocazione: Museo del Louvre, Parigi.
Opera giunta in stato frammentario e coronata da un arco ogivale, risultava già incompleta intorno al 1875.
Nella parte superiore si notano tracce di un panneggio azzurro che forse apparteneva alla figura di un altro angelo.
Quest’opera pare fosse l’elemento sinistro di un ciborio che un tempo comprendeva il tabernacolo vero e proprio, delimitato da sei angeli e sormontato da una figura di Cristo benedicente (Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo) e da un altro Angelo rivolto a sinistra.
Questo ciborio è generalmente identificato con quello descritto nel 1551 nella Cronaca quadripartita del convento e ricordato nella sacrestia della chiesa del convento di San Domenico de Fiesole.
Nel 1568 Vasari riportava invece che era collocato sull’altare maggiore, davanti al trittico del Beato Angelico (tavole del registro principale, rimaneggiate nel 1501 da Lorenzo di Credi, oggi in una cappella della chiesa, predella alla National Gallery di Londra; la cornice aveva elementi di lesene laterali dipinte, quattro delle quali si trovano nel museo Condé de Chantilly e nella collezione Rau, e probabilmente anche medaglioni circolari in alto, forse quelli della National Gallery di Londra e del Metropolitan Museum of Art di New York).
Martirio dei Santi Cosma e Damiano
Datazione: 1425-1450,
misure: cm 605×460,
tecnica: tempera su tavola,
collocazione: Museo del Louvre, Parigi.
La scena è delimitata ai lati da due semicolonne dorate trompe-l’œil, sullo sfondo si nota invece che viene abbandonato l’uso del fondo oro e c’è invece un paesaggio con a sinistra, un’architettura turrita messa in prospettiva.
Quest’opera faceva parte della predella della pala dell’altare maggiore della chiesa del convento di San Marco a Firenze che comprendeva al centro La Vergine col Bambino circondata da angeli e otto santi (Firenze, Museo di San Marco), alla predella e alla base delle lesene altri otto elementi (Dublino, National Gallery of Ireland; Firenze, Museo di San Marco; Monaco di Baviera, Alte Pinakothek; Washington, National Gallery) e lesene dipinte di cui sarebbero sopravvissuti sei otto (Altenburg, Lindenau- Museum; Chicago, Art Institute; Minneapolis, Institute of Arts; collezione Cini; Oxford, collezione privata).
Annunciazione
Datazione: 1430 circa,
misure: cm 175×180,
tecnica: tempera su tavola,
collocazione: Museo diocesano, Cortona.
Nel 1432 il Beato Angelico stava dipingendo un’Annunciazione per la chiesa di Sant’Alessandro a Brescia: quest’opera citata in un documento dell’epoca, non è attualmente identificabile con certezza.
Probabilmente l’Annunciazione del Beato Angelico non giunse mai nella chiesa di Brescia: questo ce lo fa pensare il fatto che nel 1443 fu pagata al pittore veneziano Jacopo Bellini, la tavola dell’Annunciazione realizzata per la chiesa di Sant’Alessandro a Brescia.
È stato ipotizzato quindi che l’Annunciazione dipinta dal Beato Angelico per la chiesa di Brescia, sia da riconoscere in quella conservata nel museo diocesano di Cortona: proveniente dalla chiesa di San Domenico e trasferita poi nella chiesa del Gesù a Cortona, questo dipinto è databile attorno al 1431-1432.
Sempre a Cortona, il Beato Angelico dipinse anche il Trittico per la chiesa di San Domenico e attualmente conservato nel locale museo diocesano.
Nell’Annunciazione di Cortona è raffigurata in un’architettura rinascimentale, la scena dell’Annunciazione, dove la Madonna è seduta sotto i portici, mentre l’angelo mostra le ali che sporgono dalle colonne.
Le colonne corinzie mostrano riferimenti all’architettura di Filippo Brunelleschi e sullo sfondo notiamo una parete con archi su peducci, sotto uno dei quali è l’ingresso alle stanze interne.
La scena è ambientata in un arioso loggiato rinascimentale, immerso in un giardino recintato che simboleggia la purezza e la castità della Vergine Maria, seduta sul porticato. Sul soffitto è dipinto un cielo stellato, mentre il pavimento è di marmo con incrostazioni dipinte.
L’angelo è raffigurato con una veste rosa e accanto sono poste le parole che escono dalla sua bocca, come se fosse un fumetto.
La Madonna è seduta su un trono coperto da un sontuoso drappo dorato, col mantello azzurro e con un libro appoggiato su un ginocchio.
Il modello qui seguito non è quello tradizionale in cui la Madonna fa un passo indietro, ma l’Annunziata è invece mostrata mentre fa un cenno di inchino e incrocia le braccia al petto.
All’architettura rinascimentale fa da sfondo il giardino dove possiamo notare varie piante descritte con estrema precisione calligrafica: si distinguono, in particolare, le rose bianche, simbolo di purezza, le rose rosse, simbolo della Passione di Cristo e la palma, simbolo del martirio.
Crocifissione
Datazione: 1441-1442 circa,
misure: cm 550×950,
tecnica: affresco,
collocazione: Museo nazionale di San Marco, Firenze.
Tra il 1438 e il 1445, su commissione di Cosimo de’ Medici, il Beato Angelico affrescò alcuni ambienti del convento di San Marco a Firenze.
Gli affreschi furono poi ultimati nel 1450, anno in cui Beato Angelico vi tornò appositamente da Roma, realizzando anche alcune miniature per i libri del convento.
Per la sala capitolare, il Beato Angelico dipinse la Crocifissione documentata da un atto notarile del 22 agosto 1441, dal quale risulta che in quel giorno il Capitolo, al quale partecipava anche il frate pittore, aveva fissato la sua riunione nella nuova sagrestia perché la sala capitolare non era ancora pronta.
Un documento del 25 agosto 1442 ci riporta che a quella data, la sala capitolare era pronta: da ciò possiamo dedurre che l’affresco della Crocifissione è quindi databile agli anni 1441-1442.
L’opera è in gran parte autografa, con limitati interventi di aiuti avvenuti sotto la direzione del Beato Angelico: è suddivisa in due parti, in quella superiore troviamo soltanto tre figure ovvero Gesù crocifisso assieme ai due ladroni, mentre in basso la scena è più affollata.
A destra di Gesù sono presenti undici personaggi: San Domenico, orante e inginocchiato, a seguire, sono raffigurati, in piedi, Sant’Agostino e Sant’Ambrogio e infine, San Girolamo inginocchiato e con il cappello cardinalizio a terra.
Dietro di loro sono invece riconoscibili i fondatori degli ordini monastici. San Francesco in ginocchio, dietro di lui San Benedetto, in piedi e con un saio nero e poi, San Bernardo, inginocchiato e con la cappa bianca. Infine, possiamo notare San Romualdo, San Giovanni Gualberto, fondatore dei Vallombrosiani, San Pietro da Verona e San Tommaso d’Aquino.
Sotto la croce, a sinistra, troviamo invece la tradizionale raffigurazione dei dolenti: la Madonna sorretta da Maria Maddalena, Maria di Cleofe e San Giovanni Evangelista.
Sotto la croce del buon ladrone, è invece presente San Giovanni Battista patrono di Firenze. Alla sua destra, è seduto San Marco Evangelista e per concludere, San Lorenzo ed i due fratelli medici Cosma e Damiano, protettori della famiglia Medici.
Ancora più sotto, come se fosse una predella di una pala d’altare, troviamo invece diciassette tondi con ritratti di personaggi dell’ordine domenicano.
San Sisto consegna i tesori a San Lorenzo
Datazione: 1448-1449,
misure: cm 271×205,
tecnica: affresco,
collocazione: Cappella Niccolina, Stato della Città del Vaticano.
Alla fine del 1445, il Beato Angelico lasciò Firenze per andare a Roma: su commissione di Papa Eugenio IV e di Papa Niccolò V, il frate domenicano eseguì lavori di grande prestigio all’interno della basilica di San Pietro e dei Palazzi Vaticani.
Si occupò infatti della decorazione della cappella di San Pietro, dello studio di Papa Niccolò V, della cappella del Santissimo Sacramento e della Cappella Niccolina.
A seguito di radicali cambiamenti apportati nel corso dei secoli agli edifici papali, di tutte queste opere, oggi restano soltanto gli affreschi della Cappella Niccolina.
Fu Papa Eugenio IV a decidere di trasferire nel 1443 la residenza pontificia dal Laterano al Vaticano, ma i Palazzi Vaticani necessitavano di ulteriori spazi e di imponenti lavori di ammodernamento per essere all’altezza della nuova importante funzione.
In particolare, Papa Niccolò V, incorporò alla struttura preesistente un’antica torre, al cui interno, in una stanza di circa quattro metri per sei, decise di collocare la propria cappella privata, dedicata al culto dei santi martiri Stefano e Lorenzo.
In questa cappella il Beato Angelico affrescò la volta con i quattro evangelisti che si stagliano contro un cielo blu stellato e con i Dottori della Chiesa seduti su troni goticheggianti.
Su tre delle quattro pareti, il frate domenicano raffigurò invece scene della vita dei Santi Stefano e Lorenzo. Una di queste mostra San Sisto II mentre affida a San Lorenzo i tesori della Chiesa: un sacchetto pieno di monete, un’argenteria, una scatola forse piena di gioie.
A sinistra, i soldati romani con la loro fantasiosa armatura sono ormai giunti al palazzo e stanno per penetrare nelle stanze del pontefice per condurlo al supplizio. Pochi giorni dopo fu martirizzato anche San Lorenzo.
San Lorenzo distribuisce l’elemosina ai poveri
Datazione: 1448-1449,
misure: cm 271×205,
tecnica: affresco,
collocazione: Cappella Niccolina, Stato della Città del Vaticano.
Facente parte del ciclo delle Storie di San Lorenzo e di Santo Stefano affrescate per la Cappella di Papa Niccolò V in Vaticano, questo dipinto mostra San Lorenzo che distribuisce il patrimonio papale ai poveri.
La figura di San Lorenzo, perfettamente al centro della composizione, è solida e monumentale, quasi eroica, lontana dalle esili figure che il Beato Angelico aveva realizzato pochi anni prima con i suoi allievi del convento di San Marco a Firenze.
L’artista conferisce una certa nobiltà alle figure, raffigurandoli mentre attendono con contegno e pazienza il proprio turno.
I volti sono ascetici piuttosto che stremati dalla fame e i vestiti modesti ma puliti li rendono assai distanti dall’umanità sofferente che, reduce da decenni di epidemie e raccolti disastrosi, si accalcava al tempo intorno ai luoghi sacri.
L’architettura gioca un ruolo fondamentale in questa come in altre scene del ciclo: la maestosa aula della basilica paleocristiana che si apre alle spalle di San Lorenzo accentua la sacralità del momento.
La fuga prospettica delle alte colonne, ornate da capitelli antichi, confluisce nell’abside che incorona, con la sua strana forma a valva di conchiglia, la figura San Lorenzo e ne amplifica considerevolmente l’importanza.
È stato ipotizzato che l’ispirazione, se non addirittura il disegno, di questa architettura sia opera dell’architetto e umanista Leon Battista Alberti, allora presente alla corte di Papa Niccolò V.
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