- Continente: Europa;
- Nazione: Italia;
- Capoluogo: Catanzaro;
- Città principali: Catanzaro Cosenza,Vibo Valentia, Crotone, Reggio Calabria;
- Abitanti: 1 913 845;
- Nome abitanti: Calabresi;
- Lingua: Italiano;
- Moneta: Euro;
- Clima: caldo
- Altitudine: 2267 m s. l m.
- Orario: UTC+1;
- Aeroporto più vicino: Aeroporto di Basilicata Enrico Mattei;
- Porto più vicino: Porto di Marina di Policoro;
- Periodo migliore per visitarla: da giugno a settembre;
Dove si trova
La Calabria confina a nord con la Basilicata, è bagnata ad est dal mar Ionio, ad ovest dal mar Tirreno e un braccio di mare la separa dalla Sicilia, a sud-ovest.
Cosa vedere
Parco archeologico di Capo Colonna
Il Parco Archeologico di Capo Colonna-Crotone è situato a dieci chilometri dalla città, sul promontorio di Capo Colonna. A Capo Colonna sorgeva una tra le aree sacre più importanti dell’intero bacino Mediterraneo: il santuario dedicato a Hera Lacinia, moglie e sorella di Zeus, protettrice dei pascoli, delle donne, della fertilità femminile, della famiglia e del matrimonio. I reperti rinvenuti sono custoditi, in parte, nel Museo Archeologico Nazionale di Crotone (reperti di età arcaica) e in parte nel nuovo museo di Capo Colonna, situato all’ingresso del Parco Archeologico.
Bronzi di Riace
i Bronzi costituiscono la maggiore attrazione del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, sebbene tuttora della scultura si sappia ben poco: sconosciuti restano gli autori, i personaggi raffigurati, la collocazione che avevano nell’antichità e l’epoca precisa di realizzazione. La loro fortuna si deve soprattutto al fatto che rappresentano uno dei pochi esempi di statue greche arrivate intatte ai giorni nostri.
I Bronzi rappresentano due figure di uomo, probabilmente due guerrieri, di straordinaria bellezza. Si ritiene che risalgano al V secolo a. C. e che siano di provenienza ellenica; sono alte circa due metri. Grazie a studi più recenti è stato possibile affermare con molta probabilità che il bronzo A, detto il giovane, rappresenti Tideo, eroe dell’Etolia e figlio del dio Ares. Il bronzo B, il vecchio, raffigurerebbe invece Anfiarao, un profeta guerriero. Probabilmente erano destinate a Roma, ma durante il viaggio, il battello che le trasportava affondò e il prezioso carico finì in mare.
Castello Svevo
Il Castello Normanno-Svevo, che sorge sul Colle Pancrazio, rappresenta il principale monumento della città di Cosenza. Edificato sicuramente dai Saraceni sui ruderi dell’antica rocca bruzia, venne distrutto dal terremoto del 1184 e ricostruito da Federico II di Svevia, che vi aggiunse la torre ottagonale. Il palazzo è caratterizzato dal corridoio angioino, così chiamato per la presenza dello stemma contenente i fiori simbolo della dinastia francese, come chiave di volta. Il corridoio angioino un tempo delimitava a destra il vasto cortile del castello, a sinistra la sala delle armi, costituita da sei sale comunicanti. Mentre, sul lato opposto del salone si accede alla sala del trono, uscendo dalla quale si trovano resti delle murature edificate nel ‘700 per adattare la struttura a seminario. Accanto al castello sono visibili i ruderi della chiesa e del convento dei Cappuccini.
Castello di Crotone
Il Castello di Carlo V, noto anche come Castello di Crotone, è una rudimentale fortezza eretta nel 840 d.C seguendo le linee stilistiche dell’antica Acropoli greca, che aveva funzione difensiva dalle invasioni degli stranieri. Oggi il castello di Crotone è sede della biblioteca comunale, del museo civico, e di importanti manifestazioni a sfondo culturale. Vi si accede da Piazza Castello, tramite un ponte levatoio in parte in legno, in parte fisso in muratura. LaTorre del comandante oggi è adibita a museo; un tempo aveva un ruolo strategico dando riparo alle truppe. La Torre dell’Aiutante, simile alla prima, è interna al castello ed era adibita a dimora degli ufficiali, mentre oggi ospita suggestivi spazi museali dove si svolgono mostre, esposizioni e incontri culturali. La Torre Marchesana era un eccellente punto di osservazione fungeva da carcere per i forzati che costruivano il porto e riparavano il castello.
Le Castella

Uno dei simboli dell’ Isola di Capo Rizzuto è il castello aragonese in località Le Castella. L’edificio è situato su un isolotto di fronte alla costa. Nel periodo di bassa marea è possibile raggiungerlo attraversando a piedi uno stretto lembo di terra. Grazie al suo aspetto suggestivo, è stato spesso scelto come set per riprese cinematografiche e pubblicitarie. Il centro turistico in cui è immerso ospita dei paesaggi che hanno destato ammirazione tra i viaggiatori sin dall’antichità. Infatti il territorio fu protagonista di numerose leggende. Si pensa che l’isola di Calypso di cui narra Omero nell’Odissea sia da ricondurre a questo borgo. Le spiagge della Castella sono composte di sabbie fini di un singolare colore rosso-arancione, depositate in numerose baie.
Le spiagge dell’Isola di Capo Rizzuto
Oltre ai già citati litorali di Le Castella, i turisti possono andare alla scoperta della quiete della piccola frazione di Capo Bianco che custodisce spiagge libere e poco affollate. Ci sono poila Spiaggia Grande e quella di Capo Piccolo, una zona baciata dalla macchia mediterranea. Le Cannella invece è una spiaggia caratterizzata da acque di cristallo e sabbie color rosso. L’ambiente marino che circonda Isola di Capo Rizzuto è di tale valore naturalistico da aver portato all’istituzione di un’Area Marina Protetta. Per chi volesse scoprire le meraviglie sommerse del territorio, pur non essendo provvisto dell’attrezzatura idonea, può recarsi all’Aquarium. Qui sono stati ricreati magistralmente gli habitat dell’area marina protetta, rendendo possibile a tutti osservare da vicino piante ed animali che popolano i fondali di Isola di Capo Rizzuto.
Case Kodra
Passeggiando per il centro storico di Civita si rimane affascinati da alcune piccole case dalla struttura antropomorfa. Sono le case Kodra, che devono il loro nome a Ibrahim Kodra, un pittore albanese di fama internazionale che Civita ha voluto ricordare alla sua morte, avvenuta nel 2006, perché queste case “parlanti” e antropomorfe richiamano le linee e le forme della sua pittura. La facciata di queste casette ricorda per l’appunto un volto umano. La porta d’ingresso posta al piano terra è sovrastata da una canna fumaria esterna, affiancata a sua volta da due piccole finestre perfettamente identiche e simmetriche. Questi elementi così distribuiti rappresentavano, rispettivamente, la bocca, il naso e gli occhi.
MARCA- Museo delle Arti di Catanzaro
Il Museo delle Armi è aperto dal 2008. In esso convivono forme d’arte diverse (dall’arte antica al linguaggio contemporaneo), di epoche differenti e distanti (dai maestri del dopoguerra agli artisti dell’ultima generazione). Il museo ospita installazioni, mostre a raccolte di arte pittorica e plastica del patrimonio della Provincia di Catanzaro. Ne fanno parte opere di Antonello de Saliba, Mattia Preti, Francesco Jerace, Salvator Rosa. Tra i progetti di arte contemporanea, le personali dedicate a Alex Katz, Antoni Tapies, Enzo Cucchi.
Piazza Matteotti e la Statua del Cavatore
Situata in pieno centro storico, Piazza Matteotti è la piazza principale di Catanzaro. Dalla piazza si ammira l’imponente Statua del Cavatore, a pochi passi da essa, che simboleggia il lavoro duro tramite l’immagine di un uomo nell’atto di scalfire la roccia sottostante con un piccone, la laboriosità, la forza e la tenacia dei catanzaresi. E’ stata realizzata in bronzo nella prima metà del 900 e si trova nel contesto di una fontana, incastonata tra le mura del complesso di S.Giovanni. Questo prestigioso complesso offre una vasta scelta di mostre temporanee sempre diverse. Inizialmente venne utilizzato come ospizio, successivamente come carcere e sede di uffici militari e infine anche come chiesa, prima di diventare ciò che è oggi.
Ponte Bisantis
Catanzaro è definita la città dei ponti in ragione dei numerosi viadotti che collegano i quartieri centrali e settentrionali dell’abitato. Fra questi, il ponte Bisantis è quello che si distingue per il suo maggior pregio architettonico. Esso collega il centro di Catanzaro con la Strada dei Due Mari e con la periferia nord-ovest della città. Fu costruito su progetto dell’ingegnere Riccardo Morandi e all’epoca della realizzazione era il secondo ponte ad arco singolo in calcestruzzo armato in Europa e nel mondo per ampiezza della luce. Ad oggi è ancora considerato il simbolo della città e nonostante il grigio calcestruzzo, è dotato di un’eleganza formale paragonabile a quella di un monumento ma senza inutili decorazioni.
Museo dinamico della Seta
il Museo Dinamico della Seta ha l’obiettivo di recuperare, oltre all’antica filanda, documenti attestanti usi e tradizioni legate all’attività della sericoltura, anche domestica, molto diffusa in Calabria fino al secolo scorso. Lo spazio espositivo risiede nell’antica Filanda Gaudio, risalente al 1915 e si sviluppa su due piani: al pianterreno è situata l’antica fornace presso la quale si estraevano le secrezioni dei bachi destinate alla trasformazione in fibra tessile; al piano superiore gli utensili da lavoro ancora funzionanti, i macchinari utilizzati per la lavorazione della seta e uno spazio multimediale che raccoglie vari documenti audiovisivi come testimonianze dei lavoratori della filanda. Attualmente la struttura è uno dei fiori all’occhiello del borgo di Mendicino.
Parco Nazionale della Sila
Il Parco Nazionale della Sila è situato nel più grande altopiano d’Europa, in un’area di rilevante interesse naturalistico, ambientale e storico-culturale, costituito da Sila Grande, Sila Greca e Sila Piccola. Si estende nel territorio di 19 comuni di 3 province della Calabria (Cosenza, Catanzaro e Crotone), per complessivi 73.695 ettari. L’area del Parco si caratterizza per la ricchezza d’acqua, per la straordinaria presenza di boschi e antiche foreste che ne costituiscono l’80% della superficie, per i suoi tre grandi laghi artificiali, utilizzati per la produzione di energia elettrica e che forniscono acqua potabile e ad uso irriguo, e per la facile accessibilità grazie alla conformazione geomorfologica e ai numerosiitinerari e sentieri che la rendono in gran parte percorribile a piedi, a cavallo e in bicicletta. In tutte le stagioni dell’anno offre al visitatore uno scenario mutevole e di straordinaria bellezza.
Il Parco è grande, e molto c’è da visitare, per questo esistono i Centri Visita: ‘Musei Verdi’ posti in ampi scenari naturali nei quali, tra l’altro, vengono sviluppati racconti tematici che evidenziano aspetti del Parco, dove sono localizzate adeguate strutture atte alla convegnistica ed alle manifestazioni culturali, dove è possibile trovare pubblicazioni e depliant, acquistare gadget, ricevere informazioni, prenotare servizi di accompagnamento per le escursioni e quanto altro necessario.
Pentedattilo, il borgo fantasma

Penteddatilo è una tappa da non perdere per gli appassionati di mistero. Sono tante le leggende che ruotano attorno a questo borgo fantasma, racchiuso in una mano rocciosa, tra queste la più suggestiva è senz’altro quella delle Anime nella mano del Diavolo. Dalla particolare formazione geologica della rupe deriva il suo nome: penta e daktylos (dal greco) cinque dita, la forma di un’enorme mano semi chiusa con il palmo rivolta verso il cielo.
Secondo la leggenda, sembrerebbe che in un periodo di tregua dalle varie lotte feudali, il barone Berardino, della famiglia degli Abenavoli di Montebello s’innamorò segretamente della bella Antonietta, figlia del marchese Domenico degli Alberti. Ma Don Alberto Cortez, figlio del viceré di Napoli, perse la testa per la stessa fanciulla e la chiese in sposa al fratello. Il barone Berardino, saputo del matrimonio combinato, decise di vendicarsene a tutti i costi. Così nella notte della vigilia di Pasqua, il 14 aprile del 1686, uccise tutta la famiglia della bella Antonietta, che fu obbligata a sposarlo. La notizia della strage giunse al viceré di Napoli e Antonietta venne liberata dalla sacra unione, si rinchiuse in un convento di clausura dove morì consumata dai tormenti di essere stata la responsabile involontaria della tragedia della sua famiglia.
Le anime nella mano del diavolo, rappresenterebbero proprio le anime di quella famiglia strappata alla vita da un essere diabolico. Le cinque punte della mano di Pentedattilo, rappresentano la mano insanguinata di Lorenzo degli Alberti che tornerà a vendicarsi. Si racconta che alcuni anni fa, dei visitatori notarono l’ombra di un uomo incappucciato, immobile sotto un lampione, per tre sere consecutive. all’enorme spavento scapparono, senza riuscire a scoprire chi si nascondesse dietro la sagoma di quell’uomo.
Tropea, nel cuore della Costa degli Dei.

Situata da secoli su una rupe che si specchia nel blu del mar Tirreno, Tropea è un borgo marinaro che da anni sta cercando di affermarsi, non soltanto per le sue splendide spiagge bianche, ma anche per le attrazioni culturali che pure caratterizzano il suo territorio. Nel centro storico, animato e colorato come tutti quelli del Sud Italia, si aprono scorci magnifici sul mare: qui li chiamano “affacci”. Il cuore della città si trova in alto, a circa 70 metri sul mare, ed è costellato da stradine, chiese, palazzi nobiliari, terrazzi panoramici e incredibili scorci sul blu del mare. I palazzi delle famiglie nobili sono stati costruiti tra il ‘700 e l’800; all’esterno molti hanno ancora lo stemma nobiliare della famiglia ospitata.
Tra le numerose chiese della città figura Il Santuario di Santa Maria dell’Isola, detto anche Isola Bella. Esso è uno dei luoghi di culto più importanti della zona, ricco di leggende e famoso per il suo panorama godibile dal piazzale esterno, da cui si scorgono nitidamente le isole di Vulcano e Stromboli e perfino l’Etna. A metà delle scale di accesso al santuario, c’è un masso su cui si portava chi aveva malattie gastriche, e si racconta di molte guarigioni.
Scilla
Scilla è una località turistica situata in provincia di Reggio Calabria. Chi sceglie questo paese per trascorrere qualche giorno di vacanza, ha l’opportunità di seguire uno dei diversi percorsi esistenti e di visitare quartieri affascinanti quali Jeracari, San Giorgio e Chianalea. Chianalea è il borgo più antico, conosciuto anche con il nome di “piccola Venezia del sud”, per le sue stradine che ricordano i canali della nobile città d’arte. San Giorgio è invece il quartiere del centro storico, che ospita l’antico abitato di Bastìa, il cui stile originario è presente in alcuni edifici tutt’oggi esistenti, nei quali spiccano gli archi ribassati e le finestrelle circolari.
Chi trascorre qualche giorno a Scilla non può non visitare Castello Ruffo, che prende il nome dalla famiglia che un tempo lo abitava. Nel corso della sua storia esso ha ospitato, tra gli altri, Garibaldi. L’importanza del castello in tempi moderni è legata all’organizzazione, nelle sue sale, di mostre e convegni. La parte visitabile del castello include i saloni, l’armeria e le prigioni.
Cosa fare
Festa di San Rocco
La festa di san Rocco si svolge a Palmi, comune della città metropolitana di Reggio Calabria, ogni 16 agosto. Per la grande rilevanza storica dell’evento, esso è stato nominato dall’Istituto centrale per la demoetnoantropologia di Roma tra le feste principali d’Italia. Durante l’evento si svolge la tradizionale processione per le vie della città, durante la quale, la stufa del Santo viene trasportata a spalla da 24 persone. Ma ciò che attira maggiormente l’attenzione è il corteo degli spinati, uomini che sfilano in processione scalzi e a torso nudo con pantaloni bianchi, indossando una campana di spine, detta “spalas”, composta da rami pungenti di ginestra selvatica, e donne che indossano solo una corona di spine, in memoria di quella portata da Gesù.
Accanto alla processione si tiene la fiera di San Rocco, costituita da bancarelle di venditori ambulanti. Mentre la Sfilata dei Giganti è la sfilata per le vie cittadine di due enormi statue di cartapesta che, portate a spalla, simulano una danza roteando su se stesse.
Festa di San Leone
La festa di San Leone si celebra a Saracena, un paesino in provincia di Cosenza, il 19 di febbraio.Una vivace fiaccolata animata da balli e musiche popolari eseguite con strumenti tradizionali, parte dalla chiesa di San Leone, dopo la funzione religiosa, durante la quale è distribuito del pane benedetto, attraversa il centro storico, per poi ritornare al punto di partenza. Al termine della fiaccolata, in tutti i rioni vengono accesi dei grandi falò, chiamati “fucazzari”, che ardono per tutta la notte e fino al mattino seguente, riscaldando e illuminando chi si ferma a ballare e cantare intorno a tavole imbandite per l’occasione con pietanze tipiche della tradizione locale. Simbolicamente la festa rimanda alle credenze popolari e al mito del fuoco, considerato un elemento di purificazione, di rigenerazione e di passaggio tra le stagioni, tra ciò che doveva finire, l’inverno, e ciò che doveva rinascere, la primavera.
Ballo del Cavalluccio
Si tratta di una delle tradizioni più suggestive di Gerace, paese dell’entroterra della Costa dei Gelsomini. La manifestazione si svolge ogni anno il 23 agosto, in occasione delle feste patronali di san Antonio del Castello, di san Veneranda e dell’Immacolata. Il Ballo di origini spagnole rappresenta, simbolicamente, la lotta fra bene e male e viene danzato a ritmo della tarantella.
Il cavalluccio è indossato da un ballerino ed è montato da un fantoccio con la corona in testa. Il fuochista-ballerino colloca sullo scheletro del cavalluccio, i cilindretti di carta colorata che contengono la polvere pirica. Nel momento in cui partono le prime note della polka e della tarantella, ha inizio lo spettacolo. Il pubblico è disposto a cerchio e uno spettatore accende il sigaro del cavalluccio che si trova sulle spalle del fuochista, il destriero inizia a sputare fuoco sulla gente e i petardi scoppiano uno dopo l’altro mentre il ballerino continua la sua danza.
I Tri da Cruci
Si tratta di una festa dalle origine antichissime che si tiene a Tropea, il 3 maggio. La festa è connessa a tre avvenimenti strettamente legati alla storia della comunità tropeana, caratterizzata da numerose catastrofi naturali. Il nome della ricorrenza è legato al primo avvenimento: la presenza di tre croci lignee poste sull’altare di una chiesetta, un po’ insignificante, se non fosse per la presenza delle tre croci che costituivano una grande ricchezza per i fedeli. Dopo il violento uragano del 1875 fu distrutta e al suo posto fu costruita un’edicola dedicata alle anime del purgatorio, e le tre croci furono depositate nella chiesa vicina.
Il secondo avvenimento è connesso alla rievocazione delle gesta eroiche del colonnello Gaspare Toraldo e dei suoi compaesani durante la battaglia di Lepanto, che si distinsero perché sconfissero nei pressi di Capo Stilo una galeotta musulmana, facendo prigionieri 30 turchi. Al ritorno dei combattenti sopravvissuti, una colomba arrivò per comunicare ai cittadini la vittoria della Croce contro la Mezzaluna.
Il terzo avvenimento ricorda la cacciata definitiva dei saraceni dalla cittadina di Tropea. Per l’occasione si preparano sagome di barche, cariche di fuochi d’artificio, che vengono appese da un lato all’altro di via Borgo. Durante la festa si dà loro fuoco, creando uno scenografico spettacolo di luci. Per rievocare la cacciata si dà vita alla danza del camiuzzu i focu: al ritmo frenetico della caricatumbula viene dato fuoco alla sagoma di un cammello imbottita di fuochi d’artificio che balla, spara e agonizza, in ricordo dell’invasore turco che, a cavallo di un cammello, percorreva i vicoli cittadini per riscuotere le tasse.
Festa della Pita
La festa della Pita o, in italiano, dell’abete, è un’antica ricorrenza del paese di Alessandria del Carretto, risalente al ’600, che si svolge in varie fasi ed è direttamente legata alla celebrazione del 3 di maggio del suo santo patrono, Alessandro Papa Martire, a cui viene dato in dono un abete bianco. La seconda domenica di aprile, viene abbattuto un abete nelle montagne del Massiccio del Pollino del confine calabro-lucano, viene diviso in due parti, il tronco e la cima, e infine ripulito. Viene dunque preparato per rendere più agevole il trasporto fino al paese.
Il tragitto è accompagnato da cibo, vino, canti tradizionali, balli e dal suono di organetti, ciaramelle, tamburelli e zampogne. Si giunge in paese la sera, tra i festeggiamenti, nella piazzetta S. Vincenzo, in cui l’abete diventa l’albero della cuccagna: chi scala e raggiunge la cima si appropria dei doni. A conclusione, la “pitë” viene buttata giù. La sua caduta è salutata con un applauso e tutti i presenti ne prelevano un rametto con le foglie come ricordo di S. Alessandro.
Giornate Murattiane
Le Giornate Murattiane è l’evento culturale più importante organizzato a Pizzo, borgo fra i più caratteristici della Costa degli Dei. Esso è dedicato allo sbarco, l’arresto, la condanna e la fucilazione del Re Gioacchino Murat. La rievocazione si articola in dodici scene lungo cui si snoda la vicenda di re Murat, dallo sbarco alla fucilazione nel Castello a lui dedicato. Gli eventi vengono rappresentati da due Gruppi storici in costume d’epoca e diversi figuranti. Il primo gruppo ricostruisce la Corte di Re Gioacchino Murat con annesso Corpo di Ballo storico dell’800, mentre il secondo ricostruisce il 5° Reggimento di Fanteria di Linea dell’Esercito Napoletano.
Festa della bandiera
Si tratta di una festività tipica di Morano Calabro e rimanda a un’epica battaglia avvenuta intorno all’anno 1000 tra i moranesi e gli invasori saraceni. Si narra che durante la battaglia uno dei saraceni fu decapitato e che la sua testa sanguinante fu esibita per le strade come segno dell’avvenuta vittoria. La testa sanguinante divenne un vero e proprio simbolo identitario, attualmente ospitata come stemma comunale.Ogni angolo del paese è animato da figuranti in costume, artisti di strada, sbandieratori, cavalieri, mostre, stand di artigianato ed enogastronomia, con la possibilità di degustare prelibatezze tipiche del territorio.
Festa nazionale dello stocco
Ogni anno, intorno alla metà di agosto, il comune di Cittanova celebra la festa dello Stocco, che attira visitatori da tutta Italia. Il pesce stocco è una conserva di merluzzo essiccato che costituisce la base di molti piatti tipici calabresi; il nome deriva probabilmente dalla libera traduzione del termine inglese stock fish, pesce da stoccaggio essiccato. La manifestazione si muove tra gastronomia, spettacolo e intrattenimento. In particolare è Via Campanella ad essere trasformata in un ristorante a cielo aperto, dove è possibile degustare il pesce stocco in diverse prelibate ricette.
Kaulonia Tarantella Festival
Caulonia d’estate diventa la capitale della tarantella con il Kaulonia tarantella festival. Non è solo musica; si tratta di un festival culturale: si alternano momenti spettacolari della tradizione calabrese con momenti seminariali e di riflessione sulla cultura calabrese. L’obiettivo primo resta comunque quello di omaggiare il ruolo della musica tradizionale in diversi riti religiosi che si svolgono a Caulonia, soprattutto durante la Settimana Santa, la presenza di numerosi suonatori, l’antica tradizione della gente, in occasione di matrimoni e di altre festività.
Storia
Preistoria e Protostoria
I primi insediamenti umani in Calabria risalgono al paleolitico. In epoca protostorica la Calabria era abitata prevalentemente da popolazioni tra di loro affini: Enotri (nella fascia tirrenica centrale e settentrionale), Choni (nella fascia jonica centrale e settentrionale) e Italio Morgeti e Siculi al sud; dagl’Itali, il cui nome risale all’animale totemico (il vitello, in osco vitluf , in latino vitulus), la regione prese il nome Italia (VI sec. a.C.) che si estese quindi a tutta la penisola.
Magna Grecia
Tra L’VIII ed il VII sec. a.C. affluirono in Calabria i colonizzatori greci. Nella storia della colonizzazione greca l’oracolo di Delfi svolse un’importante funzione di guida e di coordinamento tra le diverse spedizioni che venivano progettate. La Calabria rappresentò una delle mete più ambite del movimento migratorio diretto verso quella parte dell’Italia meridionale, cui fu attribuita la denominazione di Magna Grecia. Le città calabresi della Magna Grecia raggiunsero ben presto un grado notevole di prosperità economica e di sviluppo politico e civile. Grazie all’intraprendenza dei loro abitanti si affermarono nell’agricoltura, nell’allevamento, nel commercio e nell’artigianato. Nella prima metà del IV sec. a.C. scesero in Calabria i Bruzi, provenienti dall’Italia Centrale che dichiararono la fine della Magna Grecia.
Dominio romano
Quando si affermò il dominio romano la Calabria parteggiò nella seconda guerra punicaper Annibale che vi soggiornò a lungo fino al 203 a.C. nella vana attesa dei soccorsi di Cartagine. La costruzione della strada consolare Capua-Reggio (via Popilia), portata a termine nel 128 a.C. consolidò l’influenza romana nella Regione. Il periodo romano segnò un decadimento da un punto di vista civile, poiché alle popolazioni locali non era concessa alcun tipo di autonomia politica; tuttavia da un punto di vista economico, la Calabria si è avvalsa dei benefici della pax romana che assicurava libertà di traffici e di comunicazioni.
Periodo bizantino
Alla caduta dell’Impero romano d’occidente (476), la Calabria, unitamente al Mezzogiorno d’Italia, cadde sotto la dominazione bizantina attraversando comunque un’epoca di relativo benessere. I Bizantini riuscirono a liberarsi dei Longobardi e degli Arabi che si erano nel frattempo stanziati nella regione.
Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi
Nel 1091 Ruggero I, figlio di Tancredi di Altavilla, conquistò tutta la Regione e quindi la Sicilia. Il dominio normanno diede alla Calabria un governo stabile e la sottrasse all’influsso greco sostituendolo, in campo religioso, con l’influenza di Roma. Gli Svevi, succeduti ai Normanni (1194) per il matrimonio di Costanza ultima erede legittima degli Altavilla con Enrico VI, continuarono la politica dei predecessori stimolando anche una lieve ripresa economica in Calabria. Carlo I d’Angiò strappò il regno agli Svevi con la battaglia di Benevento (1266). Con Alfonso il Magnanimo (V d’Aragona, I di Napoli e di Sicilia), erede adottivo di Giovanna II, la dinastia aragonese subentrò agli Angioini (1442) e mantenne la sovranità sul Regno di Napoli, con un ramo cadetto, fino al 1504.
Dominio spagnolo e austriaco
Con il dominio spagnolo continuò la decadenza della Calabria: isolamento dalle correnti di traffico, banditismo e prepotenze baronali. L’espulsione degli ebrei (1540), che avevano trovato asilo in Calabria sotto gli Svevi, rappresentò un altro motivo d’inaridimento delle attività commerciali. La fugace dominazione austriaca (1707/1754), che si sostituì a quella spagnola dopo la guerra di successione di Spagna, non incise in alcun modo nella vita della Calabria.
Periodo borbonico e napoleonico
Carlo di Borbone salì al trono nel 1734 ed ebbe il merito di aver risollevato l’agricoltura e le finanze. Dopo le brevi dominazioni di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, Calabria e Basilicata insorsero contro il regime napoleonico, appoggiati dalla flotta e dalle truppe inglesi, dando luogo alla cosiddetta Insurrezione calabrese. Questa, nata contro i francesi e in sostegno ai borbonici, durò due anni.
Ultimi secoli
La Calabria partecipò attivamente ai moti del Risorgimento: nel 1823 subirono la pena capitale tre cittadini di Catanzaro (Monaco, Dejesse e De Pasquale) accusati di cospirazione; nel 1844 si concluse tragicamente nel vallone di Rovito, a Cosenza, la spedizione dei Fratelli Bandiera e di sette dei loro compagni. Nel luglio del 1860 Garibaldisbarcò a Melito, mentre la Calabria insorgeva contro i Borboni. Con il Regno d’Italia costituito nel 1861, la Calabria fu divisa amministrativamente nelle province di Catanzaro,Cosenza e Reggio. Nel 1947 la Calabria è una delle 19 regioni previste dall’art.131 della Costituzione italiana. Nel 1979 venne definitivamente istituita la Regione Calabria con Catanzaro capoluogo di Regione.
Personaggi famosi
Renato Dulbecco
Renato Dulbecco nasce a Catanzaro nel 1914 e muore a La Jolla nel 2012. è stato un grande biologo e medico italiano. I suoi studi all’estero, tra cui presso l’istituto di virologia Glasgow e presso il Salk Institute di La Jolla lo portarono alla scoperta del meccanismo d’azione dei virus tumorali nelle cellule animali; scoperta per la quale è stato insignito delPremio Nobel per la Medicina nel 1975.
Tommaso Campanella
Nato Il 5 settembre 1568 a Stilo (in provincia di Reggio Calabria), era un Frate domenicano filosofo e teologo, che subì ben cinque processi e torture da parte dell’Inquisizione per le sue idee. La sua opera più famosa è “la Città del Sole” del 1602. Nel 1612, ai tempi del primo processo contro Galileo, aveva scritto una “Apologia pro Galileo” prendendo coraggiosamente le parti del grande genio, considerato poi il vero padre della scienza.
Gianni Versace
Giovanni Maria Versace nasce a Reggio Calabria nel 1946. La sua notorietà coincide con la sua carriera di stilista e imprenditore italiano, che fondò la casa di moda Versace. Nel luglio del 1997 venne assassinato sugli scalini della propria abitazione a Miami Beach. Versace ha avuto il merito di aver liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creatività.
Mia Martini
Mia Martini, pseudonimo di Domenica Rita Adriana Bertè, nasce a Bagnara Calabra nel 1947. È considerata una delle voci più belle ed espressive della musica leggera italiana di sempre, dotata di un’ampia estensione, di grande duttilità per vari registri di voce e di una vocalità capace di passare da note passionali a note più dolorose con grande facilità. Nel 1982 partecipa al Festival di Sanremo e vince il Premio della Critica che viene istituito proprio per la sua intensa interpretazione e che dal 1996 anno successivo alla sua prematura scomparsa, prende il nome di Premio della Critica “Mia Martini”. Muore all’età di 47 anni, in circostanze mai del tutto chiarite.
Temperature medie
Mese | Massima/minima C° |
Gennaio | 7° / 2° |
Febbraio | 7° / 2° |
Marzo | 10° / 4° |
Aprile | 13° / 7° |
Maggio | 18° / 11° |
Giugno | 22° / 15° |
Luglio | 25° / 17° |
Agosto | 25° / 18° |
Settembre | 20° / 14° |
Ottobre | 17° / 11° |
Novembre | 12° / 7° |
Dicembre | 8° / 3° |
Dove alloggiare
Hotel Ipomea Club
Località Fortino, Capo Vaticano
Situato a soli 12 km da Tropea, l’Hotel Ipomea Club sorge sulla Baia di Santa Maria di Ricadi, sulla Costa degli Dei della Calabria, e vanta una piscina con idromassaggio su una terrazza solarium con vista sul Mar Tirreno e sulle Isole Eolie. Disposte in 5 edifici circondati da giardini paesaggistici, le eleganti camere sono decorate in modo semplice con materiali e colori tipici della regione.
Hotel La Perla
Viale Coniugi Crigna 27, Tropea
Situato a Tropea, a soli 500 metri dalla costa e dalle sue spiagge, l’Hotel la Perla offre camere climatizzate e arredate in stile classico, una terrazza in comune, un bar e la connessione WiFi gratuita in tutte le aree. Arredate con mobili in legno e pavimenti piastrellati, le sistemazioni sono dotate di bagno interno con doccia.
Grand Hotel de Rose
Lungomare Mediterraneo, Scalea
Situato a Scalea, nei pressi della propria spiaggia privata, il Grand Hotel De Rose offre una piscina all’aperto di forma irregolare, sistemazioni, alcune delle quali con vista sul Mar Tirreno, e servizi gratuiti come la connessione Wi-Fi e un parcheggio. L’hotel mette inoltre a disposizione una terrazza affacciata sulla costa dove troverete una piscina con idrobike, una palestra e un servizio di massaggi rilassanti.
Grand hotel Paradiso
Viale Europa 2, Catanzaro Lido
Ubicato a 1 km dalla spiaggia di Catanzaro, il Grand Hotel Paradiso vanta viste panoramiche sul mare, camere eleganti, un centro benessere con palestra, una piscina all’aperto e un parcheggio gratuito. Gli ospiti hanno la possibilità di rilassarsi presso la spaziosa Wellness & Spa, prenotando un massaggio o un trattamento di bellezza e utilizzando il bagno di vapore, la sauna e la vasca idromassaggio.
Hotel Continental
Via Florio 10, Reggio Calabria
Situato nel cuore della città, vicino al Museo Nazionale della Magna Grecia, l’hotel si presenta come il punto di partenza ideale per esplorare questa meravigliosa zona storica. A poca distanza dalla struttura troverete la stazione ferroviaria di Reggio di Calabria Lido, che vi fornirà comodi collegamenti per la città e le aree circostanti. Dal porto, anch’esso situato nelle vicinanze, potrete prendere un traghetto per la Sicilia, le Isole Eolie e Malta.
Dove mangiare
La Tavernetta
Contrada Pietrastorta Condera, 45, Reggio Calabria
La Tavernetta, immersa nel verde delle colline calabresi, è un vero e proprio tempio sacro della cucina calabrese. Un ristorante in cui attraverso ingredienti scelti e genuini, gli ospiti sono accompagnati in un percorso gastronomico tra i profumi ed i sapori autentici, tipici della Calabria. Dalla ormai famosa fagiolata nella terrina in terracotta ad una varietà di primi e secondi di carne e pesce, che non abbandonano mai la tradizione culinaria di questa terra.
Baylik
Vicolo Leone 1 Reggio Calabria
Baylik propone una cucina tipicamente italiana a base di pesce e frutti di mare, che arrivano freschi durante l’arco della giornata. Inoltre offre un’ampia scelta di antipasti, primi e secondi piatti. Il ristorante è situato a ridosso del porto di Reggio Calabria, con veduta sullo Stretto di Messina.
Le Vie del Gusto
Via II Settembre 55/57, Reggio Calabria
Il ristorante di cucina tipica calabrese unisce sapori di un tempo, genuinità e stagionalità dei prodotti e preparazioni uniche e originali. Dalle pietanze di terra a quelle di mare, la tradizione gastronomica/culinaria de Le Vie del Gusto rispecchia la tanta diversità tipica del territorio calabrese.
Porcavacca
Via Progresso 104, Catanzaro
Porcavacca è una trattoria braceria che cerca di riportare i sapori di una cucina antica e la cottura delle carni sulla brace. Il locale è rustico e molto accogliente; i prezzi sono assolutamente accessibili. Porcavcca è una cucina alla portata di ognuno.
Kesa’s
Via Martiri di Cefalonia 4, Catanzaro
Kesa’s è un ristorante di pesce a Catanzaro, a gestione familiare, che offre alla clientela pesce fresco ogni giorno, prodotti home made e prodotti bio. La location presenta un giardino con vista mare (in quanto è situato vicino al porto di Catanzaro Lido) ed un ambiente sempre ben curato che permette di organizzare eventi di vario tipo come feste di laurea, compleanni e matrimoni.
Ristorante Zio Emilio
Via Mario Nicoletta 78, Crotone
Il Ristorante Zio Emilio propone un’offerta giornaliera basata sui prodotti freschi e di giornata, dando spazio alla genuinità dei piatti. Una cucina crotonese che trae la sua forza da piatti tradizionali affiancati ad elementi innovativi. Tra le tante pietanze si potrà gustare in un clima amichevole e familiare la bontà di piatti di qualità, facendosi inoltre consigliare al meglio dal personale di sala. Punto di forza rimangono i primi piatti, marchio di fabbrica del Ristorante Zio Emilio.
Ristorante al LanterNino
Porto Vecchio Bacino Sud, Crotone
Il ristorante al LanterNino è dedicato a chi ha il desiderio di assaporare i piatti tipici della tradizione marinara e non solo, e vuole farlo in un posto intimo e accogliente, dove l’unico rumore è il soave canto delle onde che si infrangono sugli scogli di un molo. Il menù è a base di carne e di pesce. Le specialità della casa sono i crudi di pesce.
Piatti tipici
Aringhe alla calabrese

Ingredienti:
- aringhe fresche
- olio
- aglio tritato
- peperoncino rosso tritato
- sale
- pane a fette
Pulite le aringhe, privatele della testa e della spina, ricavatene dei filetti. Bagnateli rapidamente in acqua salata e asciugateli su carta da cucina. In un tegame scaldate due cucchiai d’olio, insaporitevi l’aglio e il peperoncino tritati, adagiatevi i filetti di aringa, salate con parsimonia e cuocete per circa un’ora a fuoco moderato. Alla fine la carne dovrebbe essere completamente disfatta nel sugo di cottura. Togliete la crosta alle fette di pane, spalmatele con il composto caldo di aringa, disponetele su un piatto da portata e servite a tavola.
Tuttoripieno alla calabrese
Ingredienti:
- patate piccole
- pomodori schiacciati
- zucchine piccole
- cipolle piccole
- melanzane piccole
- carne macinata
- olive verdi
- filetti di acciughe
- capperi
- uova
- pecorino
- Grana padano
- peperoncino piccante
- aglio
- mollica di pane fresco
- prezzemolo
- basilico
- olio
- sale
- pepe
Togliere la calotta ai pomodori, eliminare i semi, capovolgerli e lasciarli sgocciolare. Dividere i peperoni, vuotarli di semi e filamenti. Scavare le zucchine eliminando un po’ della polpa centrale, e fare altrettanto con patate, melanzane e cipolle. Quindi, mettere la polpa tolta alle verdure in tegamini separati e insaporirla per due minuti sul fuoco con poco olio e prezzemolo, ritirare e tenere da parte.
In una ciotola raccogliere mollica di pane, Grana Padano, pecorino, uova, carne tritata, capperi, olive tritate, acciughe spezzettate, un trito di prezzemolo, aglio, basilico, peperoncino e amalgamare il tutto con un filo d’olio, sale e pepe. Prendendo un po’ d’impasto per volta, unirvi la polpa di una delle verdure saltate in padella e amalgamare. Ripetere l’operazione con le restanti verdure. E con il ripieno farcire pomodori, peperoni, cipolle, patate, zucchine, melanzane. Disporle in una teglia, cuocerle in forno caldo a 200° per 15 minuti. Ritirare e servirle calde o tiepide oppure fredde.
Chinulille
Ingredienti:
- farina
- uova
- zucchero
- olio per friggere
- zucchero a velo
- cannella
- garofano in polvere
- miele
- sale
- ricotta
- buccia grattugiata di limone e arancia
- arancia
- cognac
Schiacciate la ricotta con la forchetta e passatela al setaccio per renderla cremosa. Profumatela con le bucce grattugiate di limone e d’arancia, ammorbiditela con un po’ di cognac. Sul piano di lavoro disponete la farina a fontana, al centro sgusciate tre uova, aggiungete lo zucchero e un pizzico di sale. Impastate e lavorate il composto per 30 minuti. Dividete la pasta in due e tirate due sfoglie molto sottili. Spalmatene una con il restante uovo sbattuto insieme a un po’ d’acqua, sopra, a uguale distanza, distribuite mucchietti di ripieno. Ricoprite con l’altra sfoglia, premete bene intorno al ripieno e ritagliate i ravioli in forma rotonda o quadrata a piacere. Friggeteli in abbondante olio caldo. Sgocciolateli quando sono dorati e asciugateli su carta assorbente. Trasferiteli sul piatto da portata, cospargeteli di zucchero a velo, cannella, garofano in polvere e miele. Servite.
Pitta ‘nchiusa
Ingredienti:
- farina
- zucchero
- mandorle
- noci
- uvetta
- pinoli
- miele
- rum
- cannella
- semi di anice
- chiodi di garofano
- olio
Lasciate l’uvetta a bagno in una ciotola d’acqua fredda per circa mezz’ora, poi sgocciolatela e asciugatela su un telo da cucina. Sul piano di lavoro disponete la farina a fontana, unite lo zucchero, l’anice, la cannella, il chiodo di garofano, il rum, l’olio e acqua sufficiente per ottenere un impasto omogeneo.In una ciotola amalgamate con il miele la frutta secca tritata grossolanamente con le uvette strizzate e tenete da parte.Foderate il fondo di uno stampo rotondo (20-22 cm di diametro) con l’apposita carta e imburrate con cura l’intera circonferenza. Stendete a disco metà della pasta e adagiatelo nello stampo. Sopra disponete il composto di frutta tritata senza schiacciarlo troppo.
Stendete il resto della pasta a uno spessore piuttosto sottile, tagliatela a striscioline, arrotolatele a cordoncino, disponetele a cerchi concentrici sulla superficie della pitta pressandole leggermente.Cuocete in forno caldo a 190° per circa 30 minuti, quindi ritirate e lasciate riposare per alcuni minuti.Trasferite la pitta su un piatto da portata, lasciatela raffreddare a temperatura ambiente e servitela a tavola
Fileja alla ‘nduja
Ingredienti:
- fileja
- nduja
- cipolla rossa
- pomodorini
- pecorino grattugiato di Monte Poro
- olio
- sale
In un tegame scaldate 3-4 cucchiai d’olio, fare imbiondire la cipolla tagliata a fettine sottili, insaporitevi la ’nduja sminuzzata, fate colorire, aggiungete i pomodorini non spellati, divisi a metà e privati dei semi, cuocete per 10 minuti, ritirate e tenete il sugo da parte. Lessate i fileja in abbondante acqua leggermente salata a bollore, sgocciolateli, trasferiteli sul piatto da portata, conditeli con il sugo e il pecorino. Servite subito.
Dove fare shopping
Il popolo calabrese ha conservato nei secoli le proprie tradizioni ed il gusto per le cose semplici e genuine. Abili maestri nella lavorazione del legno, della ceramica, dei vimini, del giunco e della pietra, gli artigiani locali propongono diversi oggetti da acquistare. La ceramica variopinta di Seminara, in provincia di Reggio Calabria, o quella jonica grezza di Gerace, con soggetti d’ispirazione greca; o le maschere grottesche di derivazione pre-ellenica di Badia di Nicotera sono solo alcuni esempi.
Pizzimenti dal 1950
Corso Giuseppe Garibaldi 263, Reggio Calabria
Le Specialità Tipiche che l’Azienda produce, commercializza e spedisce a domicilio, giungono sulle tavole di tutto il mondo facendo conoscere e gustare i sapori di un tempo. Il sapere, la scelta, la conoscenza delle materie prime utilizzate, la bontà, la freschezza dei prodotti e la cura dei dettagli, sono tutte garanzie che Pizzimenti offre a suoi Clienti, proponendo il meglio delle tipicità calabresi.
Porto Bolaro
Via Nazionale, Reggio Calabria
Porto Bolaro Shopping Center è una struttura commerciale moderna e dotata di numerosi negozi specializzati con un’offerta ampia e completa di marchi importanti e prestigiosi. Dispone di un’area ristoro fornita e sfiziosa, un Ipermercato conveniente e di qualità, tutto l’abbigliamento e la calzatura del Made in Italy e un ampio spazio dedicato all’elettronica.
C’era una volta
Corso Vittorio Emanuele, 15 Tropea
Il negozio vanta un’accurata selezione delle più pregiate ceramiche di Calabria. Quest’ultime, realizzate interamente a mano da esperti maestri ceramisti, garantiscono l’origine e la qualità dei prodotti, nonché la l’eleganza raffinata dell’artigianato. All’interno del negozio si possono trovare degli originali souvenir, degli splendidi gioielli firmati dal maestro orafo calabrese G.B. Spadafora, realizzati in argento e gemme, nonché i preziosi personaggi e oggetti PINK, ispirati al folklore ed alla tradizione calabrese, ognuno dei quali lavorato e dipinto a mano.
Come arrivare
In aereo
La Calabria possiede tre aeroporti:
- Aeroporto Internazionale di Lamezia Terme
- Aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria
- Aeroporto S. Anna di Crotone
In auto
Vie di comunicazione principali della regione:
• Autostrade
– A2- Autostrada del Mediterraneo
• Superstrade
– Lamezia Terme – Catanzaro Lido
– Delle Terme (Guardia Piemontese Terme – Cassano Ionio)
– Paola – Cosenza – Camigliatello Silano – Crotone
– Rosarno – Gioiosa Ionica
• Strade statali
– SS 18 – tirrenica
– SS 106 ionica
In treno
Le linee principali sono:
• direttrice Tirrenica (principale) che collega direttamente Roma – Napoli alla Calabria e prosegue per la Sicilia, attraverso il collegamento marittimo da Villa San Giovanni a Messina.
Arrivando da nord, per esempio da Milano, la soluzione più veloce è prendere il Frecciarossa (Alta velocità, durata h 4:40 circa), cambiare a Napoli proseguendo con il Frecciabianca (capolinea Reggio Calabria, dopo 4:20 circa).
Il Frecciabianca effettua i seguente percorso con le relative fermate: Napoli Centrale – Salerno – Sapri – Paola – Lamezia Terme – Vibo Valentia-Pizzo – Rosarno – Gioia Tauro – Villa San Giovanni – Reggio Calabria.
I treni Intercity e regionali provvedono collegamenti più ramificati in tutta la fascia tirrenica.
- il servizio ferroviario suburbano di Reggio Calabria, da Rosarno a Melito di Porto Salvo, che collega le località costiere della provincia di Reggio Calabria, dalla tirrenica Costa Viola alla Costa dei Gelsomini sulla Ionica.
Distanza dalle principali città
Roma
531 km
Milano
1078 km
Napoli
323 km
Venezia
1031 km
Bologna
879 km
Firenze
784 km
Libri guide informazioni utili
Libri
Questo libro nasce per far conoscere la tradizione dolciaria della Calabria, da una parte un occhio attento alla tradizione, dall’altra una reinterpretazione di dolci misti realizzati con i profumi e i sapori calabresi.
Questo libro offre una guida completa per chi vuole avventurarsi alla scoperta di una delle realtà più ricche culturalmente e artisticamente della penisola.