Donato di Niccolò di Betto Bardi detto Donatello nacque a Firenze nel 1386 da Niccolò di Betto di Bardo, appartenente all’Arte dei Tiratori della Lana e da una non meglio identificata donna di nome Orsa.
Non è noto chi fu il maestro di Donatello, ma di certo fondamentale nella formazione dell’artista, fu l’amicizia con Filippo Brunelleschi, con il quale effettuò un viaggio a Roma per studiare i monumenti antichi.
Successivamente Donatello fu attivo a Firenze, nei cantieri delle chiese di Santa Maria del Fiore e di Orsanmichele, entrando in contatto con Lorenzo Ghiberti con il quale lavorò tra il 1404 ed il 1407.
A Firenze, Donatello conobbe anche Nanni di Banco (ante 1390-1421), scultore morto prematuramente con il quale condivise la volontà di rinnovamento della scultura fiorentina, partendo da una personale rilettura del Gotico Internazionale, già contaminata con gli esempi classici: di questa prima fase giovanile dell’attività di Donatello è testimonianza il David realizzato in marmo nel 1408 e conservato a Firenze nel Museo Nazionale del Bargello.
Ben presto l’artista giunse a nuovi risultati: nel 1417 consegnò la statua di San Giorgio realizzata per una delle nicchie della chiesa di Orsanmichele, su commissione dell’Arte dei Corazzai e Spadai.
Opera apprezzata da Giorgio Vasari, ben piantata nelle gambe, è solo apparentemente bloccata in una posa statica; la percorre un’energia trattenuta a fatica ed una tensione psicologica che si concentra nel volto intenso del Santo guerriero: San Giorgio, protetto dall’armatura, scudo in bella vista, è colto nell’attimo di affrontare il drago.
Il combattimento vero e proprio avviene nel rilievo sottostante dove Donatello riprese l’antica tecnica dello stiacciato ovvero del rilievo bassissimo, di notevole effetto pittorico.
Negli anni Venti del XV secolo Donatello lavorò insieme con Michelozzo, creando opere di forte aggregazione tra scultura ed architettura a Firenze, Prato, Roma e Napoli.
Nello stesso periodo partecipò all’impresa collettiva della decorazione del fonte battesimale in bronzo dorato di Siena e nel 1433 gli fu affidata la realizzazione di una cantoria da collocare sopra la porta della sagrestia dei canonici nel duomo di Firenze.
Opera terminata nel 1438 ed oggi nel Museo dell’Opera del Duomo, fu per Donatello occasione di confronto con un’altra cantoria realizzata sempre per il duomo fiorentino, soltanto un paio d’anni prima, da Luca della Robbia.
Nel 1443 Donatello si trasferì per circa dieci anni a Padova dove realizzò il Monumento equestre al Gattamelata e le solenni figure dell’altare di Sant’Antonio.
A Firenze Donatello realizzò le sue ultime opere, molte in bronzo come la Giuditta ed Oloferne (1455-1460) oggi a Palazzo Vecchio ed i due pulpiti della chiesa di San Lorenzo (post 1460).
In ligneo policromo è invece la Maddalena (1455) conservata nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, opera dove l’artista accentuò ulteriormente l’espressionismo dei rilievi padovani, realizzando una figura impressionante, macerata da digiuni e penitenza.
Donatello morì a Firenze il 13 dicembre 1466.
Giorgio Vasari ricorda che fu sepolto vicino a Cosimo de’ Medici nella chiesa di San Lorenzo, ma oggi della sua tomba non c’è più traccia.
Opere di Donatello
Creazione di Eva, 1405-1407 o 1410 circa, bassorilievo in terracotta invetriata ottagonale, cm 34,5×34,5, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Profetino, 1406-1408, marmo, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Crocifisso, 1406-1408 circa, legno, cm 168×173, basilica di Santa Croce, Firenze,
David , 1408-1409, marmo, Museo Nazionale del Bargello, Firenze,
San Giovanni Evangelista, 1408-1415, marmo, h cm 210, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Madonna col Bambino, 1410-1420, bassorilievo in terracotta, cm 67,6×37,8×33,3, Detroit Institute of Arts, Detroit,
Madonna Huldschinsky, 1410-1430 circa, altorilievo in terracotta, 90×75, Bode-Museum, Berlino,
San Marco, 1411-1413, marmo , h 236, Museo di Orsanmichele, Firenze,
San Giorgio, 1415-1417, marmo, h cm 209, Museo nazionale del Bargello, Firenze,
San Giorgio libera la principessa, 1416-1417, bassorilievo in marmo, cm 129×39, Museo nazionale del Bargello,
Serie dei Profeti per il Campanile di Giotto, 1415-1436, marmo, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Madonna col Bambino, 1415-1420, terracotta policroma, cm 114×34, chiesa di San Francesco, Citerna,
Marzocco, 1419-1420, arenaria, h cm 135,5, Museo Nazionale del Bargello, Firenze,
Madonna della Mela, 1420-1425 circa,, terracotta, cm 90×64, Museo Bardini, Firenze,
San Ludovico di Tolosa, 1421-1425 circa, bronzo dorato, h cm 266, Museo dell’Opera di Santa Croce, Firenze,
Tomba dell’antipapa Giovanni XXIII, 1422-1428 battistero di Firenze,
Banchetto di Erode, 1423-1427, bassorilievo in bronzo dorato del fonte battesimale, cm 60×60, battistero di San Giovanni, Siena
Putto con tamburello, 1429, bronzo, h cm 36, Bode-Museum, Berlino, provenienza: fonte battesimale del battistero di Siena,
Reliquiario di San Rossore, 1424-1427 circa, bronzo dorato, cm 56×60,5, Museo nazionale di San Matteo, Pisa,
Battesimo di Cristo, post 1425, bassorilievo in marmo del fonte battesimale, cm 63,5×40,5, duomo, Arezzo,
Madonna Pazzi, 1425-1430 circa, bassorilievo in marmo , cm 74,5×69,5, Staatliche Museen, Berlino,
Lastra tombale di Giovanni Pecci, dopo il 1426, bassorilievo in bronzo, cm 247×88, cattedrale di Santa Maria Assunta, Siena,
Statue del fonte battesimale, 1427-1429 circa, bronzo dorato, battistero di San Giovanni, Siena,
Sepolcro del cardinale Rainaldo Brancaccio, 1426-1428 circa, chiesa di Sant’Angelo a Nilo , Napoli, opera eseguita da Donatello e Michelozzo,
Consegna delle chiavi, 1430 circa, bassorilievo in marmo, cm 41×114,5, Victoria and Albert Museum, Londra,
Madonna delle Nuvole, 1430 circa, bassorilievo in marmo, cm 33,5×32,2, Museum of Fine Arts, Boston,
Tabernacolo del Sacramento eucaristico, 1432-1433, bassorilievo in marmo, cm 228×125,4, Museo del Tesoro, basilica di San Pietro in Vaticano, Stato della Città del Vaticano,
Tomba di Giovanni Crivelli, 1432-1433, bassorilievo in marmo, h cm 213, basilica di Santa Maria in Ara Coeli , Roma,
Madonna con due corone e cherubini, 1432-1433, bassorilievo in marmo, collezione privata,
Cantoria, 1433-1439, altorilievo in marmo, cm 348x570x98, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Incoronazione della Vergine, 1434-1437 circa, vetrata (progetto), diametro cm 380, cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze,
Rilievi per il pulpito del duomo di Prato, 1434-1438, bassorilievo in marmo e mosaico, cm 73,5 (altezza del parapetto), Museo dell’Opera del Duomo, provenienza: facciata del duomo, Prato,
Madonna dei Cordai, 1433-1435 circa, bassorilievo in stucco policromo, cm 93×78, Museo Bardini, Firenze,
Annunciazione Cavalcanti, 1435 circa, altorilievo in pietra serena con doratura, cm 420×274, basilica di Santa Croce, Firenze,
Banchetto di Erode, 1435-1436 circa, bassorilievo in marmo, cm 50×71,5, Musée des Beaux-Arts, Lilla,
Storie di San Giovanni evangelista, 1437-1443, bassorilievo in stucchi policromi, cm 215 (diam.), Sagrestia Vecchia, basilica di San Lorenzo, Firenze,
Madonna col Bambino e quattro cherubini, 1440 circa, bassorilievo in terracotta, cm 102×72, Bode-Museum, Berlino,
Porta dei Martiri, 1440-1443 circa, bassorilievo in bronzo, cm 235×109, Sagrestia Vecchia, basilica di San Lorenzo, Firenze,
Porta degli Apostoli, 1440-1443 circa , bassorilievo in bronzo, cm 235×109, Sagrestia Vecchia, basilica di San Lorenzo, Firenze,
Amorino Attis, 1440 circa, statua in bronzo con tracce di doratura, Museo nazionale del Bargello, Firenze,
Madonna col Bambino, 1440 circa, bassorilievo in terracotta policroma, cm 102×74, Museo del Louvre, Parigi,
Madonna Piot, 1440 circa, bassorilievo in terracotta policroma, Museo del Louvre, Parigi
David, 1440 circa, bronzo, Museo nazionale del Bargello, Firenze,
San Giovannino Martelli, 1442 circa, statua in legno policromo, cm 141, Museo nazionale del Bargello, Firenze,
Crocifisso della basilica del Santo, 1444-1449, bronzo, cm 180×166, altare maggiore della Basilica del Santo, Padova,
Statue e rilievi dell’altare della basilica del Santo, 1447-1450, bronzo, basilica di Sant’Antonio di Padova, Padova,
Monumento equestre al Gattamelata, 1446-1453 circa, bronzo, cm 340×390, piazza del Santo, Padova,
Maria Maddalena, 1453-1455, statua in legno con tracce di policromia, h cm 188, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Giuditta ed Oloferne, 1453-1457 circa, bronzo, h cm 236, Palazzo Vecchio, Firenze, già in piazza della Signoria
Sarcofago della famiglia Martelli, 1455 circa, sarcofago in marmo, cm 90×203, chiesa di San Lorenzo, Firenze,
San Giovanni Battista, 1455-1457 circa, statua in bronzo , h cm 181, duomo di Siena,
Madonna Chellini, 1456 circa, bassorilievo in bronzo con resti di doratura, cm 28,50, Victoria and Albert Museum, Londra,
Testa di Cavallo, 1456-1458, scultura in bronzo, h cm 175, Museo archeologico nazionale, Napoli,
Madonna del Perdono, 1457-1459 circa, bassorilievo in marmo ed intarsi di vetro blu, cm 91×88,2, Museo dell’Opera del Duomo, Siena,
Pulpito della Resurrezione, dopo il 1460, altorilievo in bronzo dell’ambone, cm 137×280, basilica di San Lorenzo, Firenze,
Pulpito della Passione, dopo il 1460, altorilievo in bronzo dell’ambone, cm 137×280, basilica di San Lorenzo, Firenze.
Opere di Donatello
Creazione di Eva
Datazione: 1405-1407 o 1410 circa,
misure: cm 34,5×34,5,
tecnica: bassorilievo in terracotta invetriata ottagonale,
collocazione: Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.
La Creazione di Eva è un bassorilievo in terracotta invetriata ottagonale conservato nel Museo dell’Opera del Duomo: particolare risalto è dato al gesto di Dio Padre che abbraccia Eva fuoriuscita dal corpo di Adamo disteso per terra.
Fa da sfondo, un paesaggio appena accennato con colline ed alberi.
Non è documentata la provenienza di quest’opera, ma è probabile che in origine, assieme ad altre due formelle con le Storie della Genesi, decorasse un perduto cassone stilisticamente affine ad un altro cassone con Storie della Genesi, conservato al Victoria and Albert Museum di Londra.
Nel 1889 la formella di Firenze fu attribuita a Lorenzo Ghiberti dal Bode e quest’attribuzione fu accolta dal Valentiner nel 1938.
Di diverso parere era invece Schubring che nel 1905 propose il nome di Luca della Robbia.
Nel 1955 Pope-Hennessy attribuiva sia la formella di Firenze che quelle di Londra a Vittore Ghiberti, datandole agli anni 1440-1450.
Nel 1977 Bellosi attribuì invece queste opere a Donatello, sulla base di confronti stilistici tra il profilo di Adamo della formella e quella del San Marco di Donatello nella chiesa di Orsanmichele ed il crocifisso di Santa Croce a Firenze.
Profetino
Datazione: 1406-1408,
misure: h cm 128,
tecnica: marmo,
collocazione: Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.
Sulla base di confronti stilistici con il David di marmo ed il David di bronzo del museo del Bargello, questo Profetino è stata attributo a Donatello ed assieme ad un altro Profetino conservato nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, attribuito a Nanni di Banco, faceva parte della decorazione della Porta della Mandorla della cattedrale di Santa Maria del Fiore.
I due Profetini sarebbero quindi una testimonianza della documentata collaborazione degli scultori Donatello e Nanni di Banco.
La Porta della Mandorla presentava una decorazione che doveva servire a lodare la titolare della cattedrale di Firenze e perciò furono realizzate statue raffiguranti dei profeti ovvero di quelle persone che, nei loro scritti, profetizzarono il ruolo salvifico della Madonna Assunta in Cielo.
David
Datazione: 1408,
misure: h m 1,92,
tecnica: scultura in marmo,
collocazione: Museo Nazionale del Bargello, Firenze.
Nel 1408 Donatello scolpì il David per la cattedrale di Santa Maria del Fiore dove rimase per pochi anni, in quanto nel 1416 fu trasportato a Palazzo Vecchio per essere mostrato come emblema della virtus civica fiorentina.
La statua, alta quasi due metri, mostra ancora richiami all’arte gotica: il volto appare gentile, ma è inespressivo, sulla testa presenta boccoli stilizzati e stretti da una corona di amaranto, le proporzioni delle membra sono allungate e fissate in una posa elegante.
Tutti elementi che ci indicano che Donatello seguiva ancora un canone di bellezza cortese, ma non mancano indizi dell’avvio di una nuova fase stilistica dell’artista: la posa di contrapposto, con l’appoggio su una sola delle gambe, a cui corrisponde un’opposta torsione del busto, implica una particolare attenzione al gioco dei pesi ed ai movimenti fisici del corpo umano e le mani, realisticamente atteggiate, rivelano un attento studio dal vivo.
Un particolare iconografico importante, la corona d’amaranto, è di chiaro stampo umanistico poiché lo ritroviamo nelle opere classiche come un emblema profano della fama degli eroi, ma è qui trasposta a glorificare una figura biblica; vi è dunque un precoce tentativo di conciliare classicismo e cristianesimo, sfera umanistica e sfera religiosa, secondo un impulso che sarà poi tipico della cultura rinascimentale fiorentina.
San Giovanni Evangelista
Datazione: 1409-1411,
misure: h m 2,10,
tecnica: scultura in marmo,
collocazione: Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.
Tra il 1409 ed il 1411, per delle nicchie accanto al portale centrale della chiesa fiorentina di Santa Maria del Fiore furono scolpite le statue dei quattro Evangelisti, ciascuna opera di un artista diverso: a Pietro Lamberti fu affidata l’esecuzione del San Marco, a Nanni di Banco quella del San Luca, a Bernardo Ciuffagni quella del San Matteo ed infine quella del San Giovanni Evangelista fu realizzata da Donatello.
Seduto, con il libro retto dalla mano sinistra e poggiante sulle gambe, il San Giovanni Evangelista di Donatello mostra una leggera torsione: opera divenuta poi un modello per il Mosè di Michelangelo, presenta nella parte superiore una tendenza all’idealizzazione di derivazione gotica, mentre in quella inferiore la stilizzazione recede ed i panneggi si avvolgono attorno alle gambe con un andamento fluido, naturale che non nasconde, bensì esalta le membra sottostanti.
San Giorgio

Datazione: 1417-1420,
misure: h m 2,09,
tecnica: scultura in marmo,
collocazione: Museo Nazionale del Bargello, Firenze.
Opera destinata ad una nicchia esterna della chiesa fiorentina di Orsanmichele, Donatello inserì la sua statua di San Giorgio all’interno di un tabernacolo gotico per misurarne e proporzionarne lo spazio non diversamente da come Brunelleschi avrebbe ridefinito con la sua cupola, la struttura medievale del duomo.
La statua non è quindi più solo un elemento decorativo, ma crea e definisce uno spazio attorno a sé: apparentemente sembra ben salda e legata nello spazio che la delimita, ma in realtà il volto del Santo guerriero rivela una tensione psicologica, vi è accordo tra movimenti e sentimento.
Inoltre, la torsione del busto, mentre infonde vita alla figura, serve anche a dare, visivamente, il senso della profondità della nicchia, ad accordare la statua allo spazio reale ed autonomo che la contiene.
Sotto la statua, in un rilievo Donatello raffigurò il Combattimento di San Giorgio col drago, utilizzando l’antica tecnica dello stiacciato ovvero del rilievo bassissimo, di notevole effetto pittorico.
Madonna col Bambino, detta “della mela”
Datazione: 1420-1422 circa
misure: cm 89 x 64 x 28,
tecnica: terracotta dipinta e dorata,
collocazione: Museo Stefano Bardini, Firenze.
Opera già nota nel 1923, sino al 1986 la Madonna della mela del Museo Bardini è stata molto poco studiata.
Della sua storia non si sa nulla, a parte una generica provenienza da Scarperia e sulla sua attribuzione a Donatello non tutti gli studiosi sono concordi: da comunicazioni orali e da note manoscritte emerge infatti una notevole incertezza attributiva tra i maggiori scultori del primo Quattrocento toscano (Lorenzo Ghiberti, Jacopo della Quercia, Nanni di Banco, Donatello e Luca della Robbia).
Tra il 1982 ed il 1984 la Madonna della mela fu oggetto di un restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure che rimosse una patinatura tarda che simulava il bronzo: tolto questo strato e poi, in gran parte, una più antica ridipintura policroma, il restauro ha liberato la pigmentazione e le dorature originarie, ben conservate (gli incarnati, il rosso della veste della Vergine, il bianco del velo e del manto, l’azzurro del soppanno, l’oro in foglia dei capelli del Bambino e della melagrana), integrando a selezione cromatica le zone lacunose.
Le poche fratture interne della massa plastica sono state sanate, mentre sono rimaste a vista alcune piccole perdite del rilievo (in particolare i genitali del Bambino e, in basso, un passaggio fra il suo piede destro e l’indice sinistro della Madonna).
Poco dopo quest’intervento di restauro, nel 1986 lo studioso Luciano Bellosi attribuì l’opera a Donatello sulla base di confronti stilistici con il San Giorgio ed il San Ludovico per la chiesa di Orsanmichele.
Enrica Neri riscontrò inoltre analogie con il San Giovanni Evangelista del duomo di Firenze, tanto aggettante nella resa quanto poco ingombrante nella realtà.
Infine, Anna Jolly osservò nella figura del Gesù Bambino, richiami al putto inclinato e sgambettante del Miracolo dell’asina a Padova.
Profeta Abacuc (detto lo Zuccone)
Datazione: 1423-1425,
misure: h m 1,95,
tecnica: scultura in marmo,
collocazione: Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.
Opera firmata da Donatello sulla base con l’iscrizione latina “opus Donatelli”, la statua del profeta Abacuc fu scolpita tra il 1423 ed il 1425 per il campanile fiorentino di Giotto.
Mostra un tale realismo che le valse il nome di Zuccone con il quale è conosciuta popolarmente: a differenza di altre statue realizzate da Donatello per le chiese di Firenze, quella del profeta Abacuc non ha nessun intento idealizzante, ma anzi già dalla grande testa calva e rugosa, si fa chiara la volontà di descrivere la figura, evidenziandone anche gli aspetti più brutti, legati all’inesorabile passare del tempo.
I panneggi sono modulati con estrema ricchezza, dal minuto arricciarsi dei tessuti più leggeri, sul fianco, al largo diagonale che cade lungo il busto e le gambe.
Oltre ad una ricerca del verosimile, si nota anche uno studio dell’antico che si traduce in una sintesi di classicità e religione, evidente nella resa della figura del profeta in costumi e pose ricalcanti il modello classico dell’oratore.
La consegna delle chiavi a San Pietro
Datazione: dopo il 1428 (?),
misure: cm 41×1,15,
tecnica: marmo,
collocazione: Victoria and Albert Museum, Londra.
La Consegna delle chiavi a San Pietro è una scultura di Donatello conservata a Londra, nel Victoria and Albert Museum e da un inventario fatto dopo la morte di Lorenzo de’ Medici il Magnifico nel 1492, sappiamo che era a Firenze, a Palazzo Medici e dal 1591 a Palazzo Salviati.
Non è nota invece la sua originaria destinazione, ma è stato ipotizzato che potrebbe trattarsi di un’opera commissionata da Cosimo de’ Medici per la Sagrestia Vecchia realizzata su progetto di Filippo Brunelleschi.
Secondo un’altra ipotesi il rilievo della Consegna delle chiavi a San Pietro potrebbe essere invece stato scolpito per una nicchia dove doveva essere collocata una statua di San Pietro all’esterno della chiesa di Orsanmichele a Firenze dove Donatello realizzò la statua di San Giorgio.
La nicchia dove è conservata la statua di San Giorgio, presenta infatti nel basamento un bassorilievo con una scena stilisticamente affine a quella dell’opera di Londra.
In quest’opera la tecnica dello stiacciato si è incredibilmente perfezionata, sino a conseguire un impressionante effetto illusionistico, rinforzato dalla scelta di un punto di vista basso che conferisce allo spettatore la sensazione di entrare fisicamente, oltre che emotivamente, nello spazio artificiosamente creato da Donatello.
Gli apostoli del rilievo sono figure gravi ed immote, decisamente masaccesche a tal punto che si è pure ipotizzato che il rilievo ornasse l’altare della Cappella Brancacci della chiesa fiorentina del Carmine dove sono presenti affreschi di Masaccio.
Il banchetto di Erode
Datazione: 1423-1425,
misure: cm 60×60,
tecnica: bronzo dorato,
collocazione: fonte battesimale del battistero, Siena.
Tra il 1423 ed il 1425 Donatello realizzò il pannello bronzeo raffigurante Il banchetto di Erode per il fonte battesimale del battistero di Siena, rinunciando ad una scena integralmente eseguita col sistema dello stiacciato: le figure del proscenio furono fuse a bassorilievo per marcarne un più forte stacco rispetto ai piani più arretrati, dove invece lo sbalzo è minimo.
Il proscenio, dominato dal moto di orrore che si propaga tra gli astanti alla visita della testa recisa del Battista, presentata ad Erode da uno sgherro inginocchiato, introduce, attraverso le arcate aperte nella parete di fondo, ad altri ambienti che, a loro volta, si aprono virtuosisticamente su sale ancora più arretrate; Donatello era ormai pienamente padrone della costruzione prospettica e determinò scientificamente il convergere delle ortogonali di profondità verso un punto di fuga unificato.
L’elaborata scatola spaziale poi, non serrata ai lati da strutture murarie, sembra espandersi indefinitamente a destra e a sinistra oltre i limiti del riquadro e tale effetto è accentuato dal fatto che alcuni dei personaggi del proscenio sono parzialmente coperti dai bordi stessi del rilievo, come se la loro vita si prolungasse addirittura al di là dello spazio visibile.
David
Datazione: 1430-1440 circa,
misure: h m 1,58,
tecnica: bronzo,
collocazione: Museo Nazionale del Bargello, Firenze.
Il David fu commissionato a Donatello da Cosimo de’ Medici e fu realizzato per il cortile di Palazzo Medici a Firenze: è un’immagine di efebica bellezza, quasi un Antinoo, in grado di venire incontro alla raffinatezza dell’ambiente mediceo.
Capolavoro di raffinato compiacimento estetico, apparentemente la giovane figura ancheggiata sembrerebbe ispirata a fonti antiche, ma non sono ravvisabili precisi prototipi ispiratori e la statua rivela un acuto senso realistico.
Ambiguo rimane il significato della scultura, identificabile in David con la testa di Golia oppure nel dio Mercurio protettore dei commerci, con la testa di Argo ai suoi piedi.
Cantoria
Datazione: 1433-1438,
misure: m 3,48×5,70,
tecnica: marmo ad altorilievo su fondo mosaicato ad alveoli riempiti di pasta vitrea, in oro e a colori,
collocazione: Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.
Realizzata tra il 1433 ed il 1438, per il duomo di Firenze, da Donatello e con l’intervento di collaboratori, la Cantoria mostra spunti classici e paleocristiani, motivi bizantini e duecenteschi che si saldano in un monumento di sorprendente modernità, tanto più se confrontato con la coeva Cantoria, realizzata sempre per il duomo fiorentino, opera fredda e strettamente classicheggiante di Luca della Robbia.
Nella Cantoria di Donatello cinque grandi mensole fortemente aggettanti sorreggono un parallelepipedo scavato, nella fascia centrale, nella forma di un finto portico retto da colonne accoppiate, sotto il quale muove una tumultuosa e sfrenata danza di putti.
È un tripudio religioso, anche se s’ispira a sarcofagi classici e cofani eburnei bizantini; la disposizione delle colonne richiama invece alla mente sarcofagi paleocristiani, ma la decorazione di esse e del fondale del finto portico tramite un mosaico a tessere fortemente distanziate ricorda opere toscane del XIII secolo.
La Cantoria comunica un senso di vivace ricchezza materica e cromatica, anche se la danza dei putti non risulta, in tutte le sue parti, all’altezza dell’insieme: nella metà destra i putti si allacciano gli uni agli altri in una composizione continua, estremamente fluida, pienamente riuscita, ma a sinistra il ritmo si rompe ed i raggruppamenti si fanno incerti rivelando l’intervento degli allievi.
Monumento equestre al Gattamelata

Datazione: 1445-1450,
misure: m 3,40×3,90,
tecnica: scultura in bronzo,
collocazione: piazza del Santo, Padova.
Il monumento equestre nella piazza del Santo a Padova, raffigura Erasmo di Narni detto il Gattamelata, uomo d’arme al servizio della Repubblica veneta, morto nel 1443.
Commissionato a Donatello dagli eredi del capitano di ventura, fu realizzato tra il 1445 ed il 1450, con un apposito beneplacito concesso dal Senato veneto. Quest’atto si rese necessario per l’audace novità della creazione donatelliana, in rapporto al ruolo sociale del personaggio cui il monumento era dedicato.
Si tratta infatti di un monumento equestre, una forma certamente non rara in opere funerarie: ma per quanto la base della statua ricordi la conformazione di un sarcofago, non risulta che vi siano mai state poste le spoglie del Gattamelata.
Non era dunque un apparato funerario tradizionale, sul modello trecentesco delle tombe scaligere, ma un vero e proprio monumento nel senso moderno, inteso cioè a celebrare la fama del morto.
Le statue equestri del Trecento, mai fuse in bronzo, sormontavano di solito delle tombe e gli stilemi romanici e gotici prescrivevano una rigidità ed una mancanza di rilievo plastico (esempio classico di questa tipologia è il monumento di Barnabò Visconti del 1363).
In questo senso il monumento al Gattamelata è una caratteristica creazione dello spirito rinascimentale in quanto, celebrazione dell’attività terrena dell’uomo ed esaltazione del valore individuale nella storia, si pone come capostipite di una serie infinita di monumenti equestri eretti in Italia, poi in Europa ed in tutto il mondo, sino al XX secolo.
Nessun uomo d’armi aveva mai avuto fino ad allora un simile tributo se non in pittura (Guidoriccio da Fogliano, eternato da Simone Martini nel Palazzo Pubblico di Siena o Giovanni Acuto, John Hawkwood, celebrato da Paolo Uccello nella chiesa di Santa Maria del Fiore).
A Padova, dunque, un condottiero era raffigurato per la prima volta a cavallo in una statua a tutto tondo innalzata nel cuore della città.
La statua equestre di Donatello è sollevata al di sopra dell’alto basamento, a vari metri, riecheggiando il monumento classico del Marc’Aurelio.
Verso il basso volge il muso il nobile destriero che avanza al passo, tradendo l’ispirazione, liberamente rielaborata, dei quattro destrieri tardo-antichi in bronzo dorato posti sulla facciata della cattedrale di San Marco a Venezia; il cavaliere tiene lo sguardo fisso davanti a sé, come isolato in una sfera sovrumana.
Non è un veridico ritratto del Gattamelata, ma una ricostruzione ideale basata su ritratti romani, del personaggio colto negli anni del massimo vigore fisico.
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