Guido Reni nacque a Bologna il 4 novembre 1575, in un ambito familiare esperto ed appassionato di musica: il padre Daniele era infatti musico al servizio del Governo cittadino e nella cappella di San Giacomo de’ Carbonesi, la madre Ginevra Pozzi era figlia di Guido Pozzi, maestro di musica.
La prima formazione artistica di Guido Reni avvenne quindi precocemente e fu basata su una combinazione di studi musicali e pittorici: per l’artista la musica ebbe sempre una notevole importanza a tal punto che gli amici gli offrirono un concerto da camera durante gli ultimi giorni della sua malattia mortale. Inoltre, spesso si dedicava al canto e suonava il clavicembalo.
Inizialmente Guido Reni studiò a Bologna, presso la bottega del pittore fiammingo Denys Calvaert, artista che produceva opere in un elegante stile manierista con echi nordici.
Tracce stilistiche del suo primo maestro, le ritroviamo in alcune opere di Guido Reni: la lunetta ad affresco nella villa del pittore Cesare Aretusi con la Sacra Famiglia e San Giovannino (ora in collezione privata bolognese) ed in alcuni dettagli della pala dell’Incoronazione della Vergine e quattro santi, conservata nella Pinacoteca nazionale di Bologna e dipinta per la chiesa bolognese di San Bernardo.
Successivamente Guido Reni entrò nell’Accademia dei Carracci dove si dedicò allo studio dell’arte classica e delle opere di Raffaello, partecipando anche ai moderni dibattiti accademici sul Naturalismo.
Molto presto fece poi un viaggio a Roma, dove entrò in contatto con l’arte di Caravaggio e di Annibale Carracci e in seguito alternò soggiorni a Roma a quelli a Bologna.
A Roma, Guido Reni ricevette prestigiose commissioni da Papa Paolo V Borghese che lo incaricò di affrescare i soffitti di due sale in Vaticano, rispettivamente con le Storie di Sansone e con le scene della Trasfigurazione, Ascensione e Pentecoste (datati 1608).
Inoltre, Guido Reni affrescò tutta la cappella dell’Annunciata nel palazzo pontificio del Quirinale.
Poco dopo, nel 1610, gli fu affidata anche la decorazione, sempre ad affresco e sotto la direzione artistica del Cavalier d’Arpino, di parti della Cappella Paolina nella basilica di Santa Maria Maggiore, di proprietà Borghese: i lavori furono brevemente interrotti per dissapori del pittore con il tesoriere, a causa dei quali Reni rientrò in tutta fretta a Bologna.
Tra il 1612 ed il 1614, Guido Reni dipinse l’affresco dell’Aurora per il Casino di Palazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma: opera che rivela come l’artista fu il naturale erede di Annibale Carracci, divenendo caposcuola del Classicismo e della corrente emiliana a Roma.
Da Roma, dal cardinale Pietro Aldobrandini, nel 1614 gli fu affidato l’incarico di decorare la cappella del Ss. Sacramento nel Duomo di Ravenna: lavoro che portò a termine nel 1616, con la collaborazione della sua bottega. Notevoli furono infatti gli interventi di aiuti: Francesco Gessi, Giovan Giacomo Sementi e Bartolomeo Marescotti.
Attorno al 1620, risalgono invece alcune tele con scene mitologiche: Atalanta e Ippomene (Napoli e Madrid), la Toeletta di Venere (Londra, National Gallery), le Fatiche di Ercole per Federico Gonzaga (Parigi, Museo del Louvre), Apollo e Marsia (Tolosa e Monaco di Baviera), i due Bacchi fanciulli di Firenze e di Dresda.
Guido Reni entrò presto in contatto con letterati bolognesi, stringendo rapporti di amicizia e di reciproca stima con Cesare Rinaldi, Gaspare Bombaci e Andrea Barbazza che con i loro scritti, rafforzarono la sua fama presso i suoi contemporanei.
Anche il poeta Giovan Battista Marino celebrò l’artista nelle sue poesie, citando di alcune opere di Guido Reni.
Nel 1612 Guido Reni era stato a Napoli dove tornò nel 1619 per poter parlare con i responsabili, di eventuali nuovi lavori nella cappella del Tesoro di S. Gennaro in Duomo: due anni più tardi fu firmato così il contratto per la decorazione, il quale fu poi, però, rotto dal pittore, forse perché si sentì minacciato dopo che un suo servitore fu aggredito.
In seguito, in vista della canonizzazione di Santa Teresa d’Avila nel 1622, su committenza del cardinale Odoardo Farnese, Guido Reni dipinse per la chiesa intitolata alla santa a Caprarola, una pala con la Madonna col Bambino in cielo, e i SS. Giuseppe e Teresa d’Avila che la contemplano.
Molte altre pale d’altare furono dipinte da Guido Reni, alcune consegnate, molte altre lasciate incompiute: tra quelle terminate si ricordano la Madonna con il Bambino e santi, ora a Dresda nella Gemäldegalerie (originariamente a Reggio Emilia); la Consegna delle chiavi a San Pietro e l’Annunciazione per la chiesa di S. Pietro in Valle a Fano (la prima, requisita in età napoleonica, è rimasta a Perpignan); l’Apparizione di Cristo alla Madonna per Modena (ora a Dresda, nella Gemäldegalerie); il Cristo flagellato con angeli nel castello di Schleissheim (la cui destinazione originaria è ignota); il San Maurizio di Avigliana per Carlo Emanuele I e, infine, il Battesimo di Cristo a Vienna (Kunsthistorisches Museum), commissionatogli dall’argentiere fiammingo Jan Jacobs, residente a Bologna, nonché amico e committente anche di Calvaert.
A Roma, nel 1625, Guido Reni dipinse la monumentale pala della Trinità dipinta per la chiesa di S. Trinità dei Pellegrini, opera commissionata dal cardinal nipote Ludovico Ludovisi.
Sempre a Roma, ma su committenza Barberini, dipinse inoltre una delle sue pale d’altare più conosciute: il San Michele Arcangelo della chiesa della Concezione a via Veneto.
D’ispirazione caravaggesca è invece la pala d’altare della Crocifissione di San Pietro, realizzata tra il 1604 ed il 1605, su commissione del cardinale Pietro Aldobrandini, per la chiesa di San Paolo alle Tre Fontane ed attualmente conservata nella Pinacoteca Vaticana.
Negli ultimi anni Guido Reni si stabilì a Bologna dove morì il 18 agosto 1642.
Opere di Guido Reni
Caduta di Fetonte, 1596-1598, affresco, cm 256×222, Palazzo Rossi, Bologna,
Separazione della luce dalle tenebre, 1596-1598, affresco, Kingston Lacy, Collezione Bankes, Inghilterra,
Fortezza, 1599 circa, affresco staccato, cm 262,5×140, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Giustizia, 1599 circa, affresco staccato, cm 262,5×140, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Incoronazione di spine, 1600-1601, affresco, cm 320×182, Oratorio di San Colombano, Bologna
Preghiera nell’orto, 1600-1601, affresco, cm 320×210 cm, Oratorio di San Colombano, Bologna,
Affreschi della Sala delle Nozze Aldobrandini, 1608 circa, Musei Vaticani, Stato della Città del Vaticano,
Affreschi della Sala delle Dame, 1608 circa, Musei Vaticani, Stato della Città del Vaticano,
Sant’Andrea condotto al martirio, 1608 circa, affresco, cm 410×640, chiesa di San Gregorio al Celio, Roma,
L’Eterno in gloria con angeli e musici, 1609, affresco, cm 340×560 cm, chiesa di San Gregorio al Celio, Roma,
Nascita della Vergine, 1609-1611, affresco, cm 360×335, Cappella dell’Annunziata, Palazzo del Quirinale, Roma,
Madonna che cuce e angeli (Madonna del cucito), 1609-1611, affresco, cm 210×200, Cappella dell’Annunziata , Palazzo del Quirinale, Roma,
Madonna accolta dall’Eterno e angeli musici, 1609-1611, affresco, Cappella dell’Annunziata, Palazzo del Quirinale, Roma,
L’Eterno in gloria e angeli cantori, 1609-1611, affresco, cm 425×180, Cappella dell’Annunziata, Palazzo del Quirinale, Roma,
San Carlo Borromeo, 1611, affresco staccato e portato su tela, cm 79×105, Convento dei Servi, Bologna,
Coppia di putti con mitra,1611, affresco staccato e portato su tela, cm 83×74, Convento dei Servi, Bologna,
Coppia di putti con pastorale, 1611, affresco staccato e portato su tela, cm 83×74, Convento dei Servi, Bologna,
Putto dormiente, 1627, affresco staccato, cm 57×56, Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini, Roma,
Affreschi della basilica di S. Maria Maggiore, Roma, 1611-1612,
L’aria e il fuoco, 1612, affresco , Palazzo Orlandini, Bologna,
Eterno in gloria e angeli, 1612, affresco, Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini,
Serie di dieci coppie di putti, 1612, affresco, cm 150×80, Palazzo Rospigliosi Pallavicini, Roma,
L’Aurora, 1612-1614 circa, affresco, cm 280×700, Casino Rospigliosi Pallavicini, Roma,
San Carlo Borromeo in preghiera, affresco staccato e tagliato, chiesa di San Carlo ai Catinari, Roma,
Gloria di San Domenico, 1613, affresco, diametro: cm 800, basilica di San Domenico, Bologna,
Cristo in gloria, 1615-1621, affresco, duomo di Ravenna
Incoronazione della Vergine e quattro santi, 1595-1598, olio su tela, cm 253×197, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Visione di Sant’Eustachio, 1596, olio su tela , cm 193×123, Palazzo Durazzo Pallavicini, Genova,
Resurrezione, 1596-1600 , olio su tela, cm 23×18, chiesa di San Domenico, Bologna,
Assunzione della Vergine, 1600, olio su tela, cm 400×280, chiesa parrocchiale, Pieve di Cento,
Incoronazione di spine, 1601, olio su tela, cm 170×172, collezione privata, Bologna,
Santa Cecilia e quattro santi, 1600, olio su tavola, cm 215×137, chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma,
Incoronazione di Santa Cecilia e San Valeriano, 1600, olio su tela, diametro: cm 238, basilica di Santa Cecilia in Trastevere , Roma,
Martirio di Santa Cecilia, 1601, olio su tela, basilica di Santa Cecilia in Trastevere, Roma,
San Girolamo, 1599-1600, olio su tela, Galleria Spada, Roma,
Danza campestre, 1601-1602, olio su tela, cm 81×99, Galleria Borghese, Roma,
Sant’Apollonia in preghiera, 1602-1603, olio su rame, cm 28×20, Museo Provincial de Bellas Artes, Cordoba,
Martirio di Sant’Apollonia, 1602-1603, olio su rame, cm 28×20, Museo Provincial de Bellas Artes, Cordoba,
Autoritratto, 1602-1603 olio su tela, Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini, Roma,
Santa Cecilia che suona il violino, 1603, olio su tela, cm 96×73, collezione privata, New York,
Crocifissione di San Pietro, 1604-1605, olio su tela, cm 305×175, Pinacoteca Vaticana, Stato della Città del Vaticano,
Santi Pietro e Paolo, 1605, olio su tela, cm 197×140, Pinacoteca di Brera, Milano,
Davide con la testa di Golia, 1605, olio su tela, cm 220×145, Museo del Louvre, Parigi,
Davide con la testa di Golia, 1605, olio su tela, cm 222×147, Galleria Palatina, Firenze,
Davide con la testa di Golia, 1605, olio su tela, cm 229×172, Ringling Museum, Sarasota,
Davide, 1605, olio su tela, cm 65×49, Kunsthistorisches Museum, Vienna,
Carità, 1605 circa, olio su tela, cm 115×90, Galleria Palatina, Firenze,
Martirio di santa Caterina d’Alessandria, 1606, olio su tela, cm 277×195, Museo Diocesano, Albenga,
San Francesco dormiente e un angelo musico, 1607-1610, olio su tela, cm 44,5×34, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Preghiera nell’orto e angeli, 1607-1610, olio su tela, cm 67×43, Musée Municipal, Sènse,
Incoronazione della Vergine, 1607-1610, olio su tela, cm 65×47, National Gallery, Londra,
Incoronazione della Vergine, 1602-1603, olio su tela, cm 77×81, Museo del Prado, Madrid,
Annunciazione, 1609-1611, olio su tela, cm 200×350, Cappella dell’Annunziata, Palazzo del Quirinale, Roma,
Madonna col Bambino e san Giovannino, 1606 circa, olio su rame, cm 25×19, Museo del Louvre, Parigi,
Ritratto di monaco, 1610-1611, olio su tela, cm 42,4×31,5, collezione privata, Firenze,
Schiavo a Ripa Grande, 1613, olio su tela, Galleria Spada, Roma,
San Sebastiano, 1617-1619, olio su tela, cm 117×132, Museo del Louvre, Parigi,
San Sebastiano, 1617-1619, olio su tela, cm 170×133, Museo del Prado, Madrid,
San Sebastiano, 1625 circa, olio su tela, cm 168×130 cm, Art Gallery, Nuova Zelanda,
San Sebastiano, 1610 circa, olio su tela, cm 177×141, Museo de Arte Ponce, Porto Rico,
San Sebastiano, 1615 circa, olio su tela, cm 127×92, Musei di Strada Nuova (Palazzo Rosso), Genova,
San Sebastiano, 1615 circa, olio su tela, cm 129×98, Musei Capitolini, Roma,
San Sebastiano, 1615 circa, olio su tela, cm 134,3×91,4, Rhode Island School of Design Museum of Art, Providence,
Trionfo di Sansone, 1611 circa, olio su tela, cm 260×223, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Strage degli innocenti, 1611, olio su tela, cm 268×170, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Ritratto di donna anziana (ritratto della madre), 1612, olio su tela, cm 64×44, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Testa di donna anziana, 1612, olio su tela, cm 34,5×28, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Lot e le figlie in fuga da Sodoma, 1615, olio su tela, cm 115×148, National Gallery, Londra,
Pietà adorata da cinque santi, 1616, olio su tela, cm 700×341, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
San Filippo Neri in adorazione della Madonna, 1614, olio su tela, cm 180×110, chiesa di Santa Maria in Vallicella, Roma,
Cristo crocifisso con la Madonna, Giovanni e la Maddalena, 1617 ca., olio su tela, cm 397×266, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Addolorata, 1615-1620, olio su rame, cm 50×40, Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Corsini, Roma,
Conversione di Saulo, 1615-1620, olio su tela, cm 238×179, Palazzo Reale, Madrid,
Assunzione, 1616, olio su tela, cm 442×287, chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea, Genova,
San Pietro in lacrime, 1616-1617, olio su tela, cm 184×135, Galleria Palatina di Palazzo Pitti , Firenze,
San Rocco in carcere, 1617-1618, olio su tela, cm 369×215, Galleria Estense, Modena,
Atalanta e Ippomene, 1618-1619, olio su tela, cm 206×297, Museo del Prado, Madrid,
Atalanta e Ippomene, 1620-1625, olio su tela, cm 191×264, Museo di Capodimonte, Napoli,
Ercole sulla Pira, 1617-1619, olio su tela, cm 260×192, Museo del Louvre, Parigi,
Ercole e Acheloo, 1617-1621, olio su tela, cm 261×192, Museo del Louvre, Parigi,
Ercole e l’Idra, 1617-1620, olio su tela, cm 260×192, Museo del Louvre, Parigi
Deianira rapita da Nesso, 1617-1621, olio su tela, cm 230×190, Museo del Louvre, Parigi,
Deianira rapita da Nesso, 1617-1621, olio su tela, cm 257×195, Galleria del Castello, Praga,
Bacchino, 1615-1620, olio su tela, cm 87×70, Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze,
Bacchino, 1623, olio su tela, cm 72×56 cm, Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda,
Cristo risorto, 1620, olio su tela, cm 228×138, Museo Nazionale di Belle Arti, La Valletta,
Cristo abbracciato alla croce, 1621 circa, olio su tela, cm 229×142, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid,
Mosè con le tavole della legge, 1624 circa, olio su tela, cm 173×134, Galleria Borghese, Roma,
Susanna e i vecchioni, 1621 circa, olio su tela, cm 116×151, National Gallery, Londra
Susanna e i vecchioni, 1621 circa, olio su tela, cm 113×118, Galleria degli Uffizi, Firenze,
Il disegno e il colore, 1620-1625, olio su tela, diametro: cm 121, Museo del Louvre, Firenze,
Apollo e Marsia, 1620-1625, olio su tela, cm 220×167, Musée des Augustins, Tolosa,
Apollo e Marsia, 1633 circa, olio su tela, cm 220×165, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera,
Consegna delle chiavi, 1625, olio su tela, cm 343×218, Museo del Louvre, Parigi,
Madonna in adorazione del Bambino dormiente, 1620-1629, olio su tela, cm 92,5×110,5, Galleria Doria Pamphilj, Roma,
Madonna in trono con tre santi, 1620-1621, olio su tela, cm 319×216, Gemäldegalerie Alte Meister , Dresda,
Fuga in Egitto, 1622, olio su tela, cm 157×131, Quadreria dei Girolamini, Napoli,
Estasi di San Francesco, 1622, olio su tela, cm 198×133, Chiesa dei Girolamini, Napoli,
Estasi di San Francesco, 1622, olio su tela, cm 193×129, Museo del Louvre, Parigi,
Incontro tra Gesù e San Giovanni Battista, 1622, olio su tela, cm 198×148, Quadreria dei Girolamini, Napoli,
Gesù e San Giovanni Battista, 1622, olio su tela, cm 48×68, National Gallery, Londra,
Cristo deriso, 1622-1623, olio su tela, cm 192×151,3, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera,
Battesimo di Cristo, 1622-1623 , olio su tela, cm 263,5×186,5, Kunsthistorisches Museum, Vienna,
Annunciazione, 1629, olio su tela, cm 319×221, Museo del Louvre, Francia,
Maddalena penitente, 1633, olio su tela, cm 234×151, Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini, Roma,
Maddalena penitente, 1633-1634, olio su tela, cm 75×62, Museo del Prado, Madrid,
Maria Maddalena, 1633-1634, olio su tela, cm 78×68 cm , National Gallery, Londra,
Maria Maddalena in preghiera, 1627-1628 circa, olio su tela, cm 111,5×93, Musée des beaux-arts, Quimper,
Maria Maddalena, 1635-1640, olio su tela, cm 73,5×60,5, Kunsthistorisches Museum, Vienna,
La fortuna, 1623 circa, olio su tela, cm 188×155, Pinacoteca Vaticana, Stato della Città del Vaticano,
Allegoria della Fortuna con una corona in mano, 1623 circa, olio su tela, cm 164×131,5, Accademia di San Luca, Roma,
Ritratto di Cardinal Roberto Ubaldini, 1627, olio su tela, cm 196,8×149,2, Museum of Art, Los Angeles,
Trinità, 1625-1626, olio su tela, cm 564×301 cm, chiesa della Trinità dei Pellegrini, Roma,
Suicidio di Cleopatra, 1626, olio su tela, collezione privata, Firenze,
Lucrezia, 1620-1630, olio su tela, cm 215×151, Neues Palais, Potsdam,
Cleopatra, 1630 circa, olio su tela, cm 113,7×94,9, Castello di Windsor,
Lucrezia, 1625 circa, olio su tela, cm 108,6×98,1 cm, Rhode Island School of Design Museum of Art, Providence,
Lucrezia, 1625-1626, olio su tela, cm 99×54,6, Dulwich Picture Gallery, Londra,
Giuditta, 1620 circa, olio su tela, cm 43,7×35,7, Museum of Art, Birmingham,
Giuditta con la testa di Oloferne, 1625-1630, olio su tela , cm 234×150,3, Galleria Spada , Roma,
Enea e Didone, 1625-1630, olio su tela, cm 119×150, Staatliche Gemaldegalerie, Kassel,
Sibilla, 1640 circa, olio su tela, cm 74,9×147,4, Spencer Museum of Art, Kansas,
San Paolo, 1633-1634, olio su tela, Museo del Prado, Madrid,
San Pietro, 1633-1634, olio su tela, Museo del Prado, Madrid,
Ritratto dell’orafo Jacobs, 1625-1630, olio su tela, cm 92×69, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Santo vescovo domenicano, 1625-1630, olio su tela, cm 115×86, Galleria degli Uffizi, Firenze,
Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni, 1626-1630, olio su tela, cm 96,5×75, collezione privata, Alnwich Castle,
Immacolata Concezione, 1622-1625, olio su tela, cm 325×220 cm, chiesa di San Biagio, Forlì,
Assunzione di Maria, 1622-1627, olio su tela, cm 238×150, chiesa di Santa Maria Assunta, Castelfranco,
Immacolata Concezione, 1627, olio su tela, cm 268×185,4, Metropolitan Museum of Art, New York,
Sant’Andrea Corsini in preghiera, 1630-1635, olio su tela, cm 235×155, Galleria degli Uffizi, Firenze,
Salomè con la testa di Battista, 1630-1635, olio su tela, Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Corsini, Roma,
Perseo libera Andromeda, 1630-1639, olio su tela, cm 271×217, Galleria Pallavicini, Roma,
Autoritratto, 1630-1635, olio su tela, cm 48,5×37, Galleria degli Uffizi, Firenze,
Madonna col Bambino e i santi Tommaso e Girolamo, 1635, olio su tela, cm 340×210, Pinacoteca Vaticana, Stato della Città del Vaticano,
Disputa dei Padri della Chiesa sull’Immacolata, 1635, olio su tela, cm 274×185, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo,
San Michele arcangelo sconfigge Satana, 1630-1635, olio su seta, cm 293×202, chiesa di Santa Maria della Concezione, Roma,
Sant’Andrea Corsini, 1635-1640, olio su tela, cm 235×139, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
Purificazione della Vergine, 1635-1640, olio su tela, cm 286×201, Museo del Louvre, Parigi,
Circoncisione di Cristo, 1635-1640 circa, olio su tela, cm 371,5×216 cm, chiesa di San Martino, Siena,
Sibilla, 1635-1636 circa, olio su tela, cm 74×58, Pinacoteca Nazionale, Bologna,
San Giovanni Battista, 1635-1640, olio su tela, cm 112×58, Galleria Sabauda, Torino,
Cleopatra, 1635-1640, olio su tela, cm 122×96, Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze,
Salomé con la testa di San Giovanni Battista, 1639-1640, olio su tela, cm 248,5×174, Art Institute Chicago,
San Matteo Evangelista e un angelo, 1630-1640, olio su tela, cm 86×68, Pinacoteca Vaticana, Stato della Città del Vaticano,
Lucrezia, 1640-1642, olio su tela, cm 91 ×73, Musei Capitolini , Roma,
Fanciulla con corona, 1640-1642, olio su tela, cm 91 ×73, Musei Capitolini, Roma,
Cleopatra, 1640-1642, olio su tela, cm 91×73, Musei Capitolini, Roma,
Flagellazione di Cristo, 1640-1642, olio su tela, cm 278,5×7180,5, Pinacoteca Nazionale, Bologna.
Opere di Guido Reni
La caduta di Fetonte
Datazione: 1596-1597,
misure: cm 256×222,
tecnica: affresco,
collocazione: Palazzo Rossi (già Zani), Bologna.
L’affresco raffigurante la Caduta di Fetonte fu realizzato per l’anticamera di Palazzo Zani dove in seguito Guido Reni dipinse anche l’affresco L’alba separa il giorno dalla notte.
Lo storico dell’arte Giovanni Pietro Bellori (1613-1696) faceva risalire cronologicamente la Caduta di Fetonte al 1602, sostenendo che si trattava di un’opera precedente al viaggio romano di Guido Reni: tuttavia tale affermazione non appare oggi convincente in quanto in quell’anno Guido Reni era già a Roma.
Altre datazioni sono state quindi ipotizzate dagli studiosi: nel 1935-1936 Kurz propose prima l’anno 1602 circa, poi ci ripensò datando inizialmente l’opera al 1599 e poi al 1604 circa.
Secondo Stephen Pepper, autore di una monografia su Guido Reni, (Londra, 1984) l’opera sarebbe da datare attorno al 1596-1597, osservando come la scala della figura del Fetonte, la sua rigidezza, le proporzioni e i movimenti tibaldeschi dei cavalli appaiono coerenti col periodo della permanenza del Reni presso i Caracci.
Esistono due studi per l’intera composizione di quest’affresco: uno conservato nella National Gallery of Scotland, a Edimburgo, l’altro a Windsor Castle, nella Royal Collection.
Quest’ultimo, esposto nel 1981 a Vienna come copia, ricordava Pepper che in realtà non è una copia, né sembra essere un ricalco dell’altra, mancando ogni traccia materiale di un simile procedimento.
Forse costituiva uno stadio successivo nella preparazione dell’affresco perché, rileva sempre Pepper, che rispetto al disegno di Edimburgo, in questo di Windsor Castle non ci sono impressionistiche chiazze di acquerello, ma sono presenti invece contorni netti e chiari.
Questi elementi denotano l’influenza di Agostino Caracci così pure anche gli aguzzi tratti a inchiostro, il contorno nervoso e l’uso del tratteggio interno.
L’alba separa il giorno dalla notte
Datazione: 1598-1599,
tecnica: affresco trasportato su tela,
collocazione: Bankes Collection (National Trust), Kingston Lacy (Dorset).
L’affresco raffigurante L’alba separa il giorno dalla notte fu dipinto da Guido Reni per il salone principale di Palazzo Zani a Bologna.
Nel 1840 fu staccato dalla volta e trasportato su tela. Successivamente fu venduto a William Bankes.
Di quest’opera si conserva uno studio a Parigi, nel Museo del Louvre, realizzato con penna e inchiostro bruno, acquerello beige e marrone e recante l’iscrizione: “Lelio De Novelare”.
La visione di Santa Cecilia
Datazione: 1600,
misure: cm 215×137 (dipinto ridotto su tutti i lati),
tecnica: olio su tela,
collocazione: Cappella Polet, chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma.
La Visione di Santa Cecilia è una copia di un’opera di Raffaello realizzata da Guido Reni, probabilmente a Bologna per la chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, su espressa commissione del cardinale Sfondrato, titolare della basilica, il quale si stava occupando di far partire nuovi lavori per un rinnovamento decorativo dell’edificio, a seguito del ritrovamento del corpo della santa.
Il dipinto originale di Raffaello era conservato nella chiesa di San Giovanni in Monte a Bologna e costituendo una delle più celebri immagini di Santa Cecilia, il cardinale Sfondrato ne ordinò una copia che fu probabilmente inviata a Roma prima della fine dell’anno 1600, come suggerisce l’influsso di quest’opera in una pala d’altare dei Santi Pietro e Paolo dipinta da Giovanni Baglione e pagata dal cardinal Sfondrato, il 16 dicembre 1600.
Tra il 1614 e il 1619 Giulio Mancini menzionava per la prima volta la copia di Guido Reni, ricordando che era collocata nella chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, mentre nel manoscritto del Celio, ultimato nel 1620, pur senza citare l’artista, viene citata una copia della Santa Cecilia di Raffaello nella chiesa di San Luigi dei Francesi.
Secondo Borea, la Cappella Polet nella chiesa di San Luigi dei Francesi fu decorata tra il 1612 e il 1614 e la relativa pala d’altare fu collocata probabilmente entro il 1614 o immediatamente dopo.
Le guide più tarde, a partire dall’edizione del 1674 della Guida del Titi, ricordano che il dipinto nella chiesa San Luigi dei Francesi è da identificare con la copia di Guido Reni.
Danneggiato dalle candele dell’altare e da scadenti restauri, il quadro fu donato probabilmente dal cardinale Sfondrato alla Cappella Polet, all’epoca del completamento della stessa.
Il martirio di Santa Cecilia
Datazione: 1601,
tecnica: olio su tela,
collocazione: basilica di Santa Cecilia in Trastevere.
Dipinto collocato sull’altare della Cappella del Bagno della basilica di Santa Cecilia in Trastevere, fu seriamente mutilato nel 1940 circa, quando un pezzo quadrato della tela che si estendeva da immediatamente sotto il petto della santa fino a immediatamente sopra la sua testa, fu ritagliato e rimpiazzato nel corpo dell’opera da una copia.
Nella guida di Roma del 1708 l’opera veniva attribuita a Guido Reni, ma nel libro del 1838 di Antonio Nibby, viene ricordata come opera di scuola di Guido Reni.
Bondini ricordava che durante il pontificato di Papa Pio IX decise di rimuovere la copia di un dipinto di Guido Reni dalla Cappella del Bagno, ma gli abitanti di Trastevere glielo impedirono: probabilmente si trattava proprio del Martirio di Santa Cecilia.
Le guide del XX secolo riportavano inoltre che un dipinto della scuola di Guido Reni era stato spostato in sacrestia dove tuttora è presente una copia del Martirio di Santa Cecilia, lì posta nel 1899 e spostata dal centro dell’abside, durante dei lavori di rinnovamento della chiesa.
Nel 1904 Picarelli attribuiva invece il dipinto della Cappella del Bagno a Giulio Romano, sostenendo che quella in sacrestia è una versione dello stesso soggetto, con maggior vivacità di colore, realizzata da Guido Reni.
Crocifissione di San Pietro
Datazione: 1604-1605,
misure: cm 305×171,
tecnica: olio su tavola,
collocazione: Pinacoteca Vaticana, Stato della Città del Vaticano.
La Crocifissione di San Pietro è una delle opere realizzate nel corso del soggiorno romano di Guido Reni: fu voluta dal cardinale Pietro Aldobrandini per essere posta tra il 1604 ed il 1605 su uno degli altari della chiesa sorta sul sito indicato dalla tradizione come luogo del martirio di San Paolo, la cui testa facendo tre balzi dopo la decapitazione, fece scaturire tre fonti d’acqua. Per questo motivo la chiesa è nota come chiesa di San Paolo alle Tre Fontane.
Inserita all’interno di un complesso abbaziale, il piccolo edificio sacro, opera dell’architetto Giacomo della Porta, conserva oggi solo una copia del dipinto di Guido Reni il cui originale è oggi esposto nella Pinacoteca Vaticana.
Evidente è il riferimento alla Crocifissione di San Pietro dipinta da Caravaggio per la Cappella Cerasi nella basilica di Santa Maria del Popolo: a detta dei contemporanei, quando seppe che Guido Reni si era ispirato a una delle sue opere, Caravaggio ne fu tutt’altro che lusingato, anzi affrontò Reni e, con il carattere sanguigno che lo contraddistingueva, minacciò di ucciderlo se avesse osato ancora una volta imitare le sue opere. Cosa dalla quale Guido Reni saggiamente si astenne sino a che Caravaggio fu in vita.
Il dipinto realizzato per la chiesa di San Paolo alle Tre Fontane non può essere tuttavia ritenuto un’adesione totale di Guido Reni all’arte caravaggesca la quale fu infatti in quest’opera interpretata in uno stile idealizzante e classicista: il confronto con l’opera della basilica di Santa Maria del Popolo, ci fa capire come Guido Reni abbia in realtà fornito una versione pittorica più composta, accentuando la drammaticità della composizione nella scelta di inserire la croce al centro e non in diagonale come aveva fatto Caravaggio.
In questo modo la croce viene a costituire una sorte di asse di simmetria, in base al quale il pittore ha distribuito ordinatamente i quattro personaggi.
Inoltre, i tre sgherri sono ben lontani dai rudi aguzzini di Caravaggio: i volti appaiono quasi privi di espressione, i corpi sono eleganti e muscolosi, le pose plastiche.
La differenza maggiore è, però nella figura di San Pietro, descritta impietosamente da Caravaggio nel momento di massimo dolore e vulnerabilità. Al contrario, Reni preferisce non mostrarne il volto, quasi a volerne rispettare la sofferenza.
Le gesta di Sansone
Datazione: 1607-1608,
tecnica: affresco,
collocazione: Musei Vaticani, Sala delle Nozze Aldobrandine, Stato della Città del Vaticano.
Guido Reni ebbe l’incarico di affrescare il soffitto della stanza al primo piano dei Palazzi Vaticani che era l’anticamera degli appartamenti del cardinale Scipione Borghese e che oggi, inclusa nell’itinerario di visita dei Musei Vaticani, è nota come Sala delle Nozze Aldobrandini per il celebre capolavoro di arte antica che vi si conserva.
La decorazione di quest’ambiente ha come soggetto tre scene della vita di Sansone, riferite nella Bibbia (Giudici 14,16) e si concentrano in particolare a illustrare tre vittorie dell’eroe: l’uccisione del leone, la demolizione della porta di Gaza e l’eccidio dei Filistei.
Si tratta presumibilmente di rappresentazioni simboliche che vogliono alludere alle virtù del cardinale Scipione Borghese e alle quali Guido Reni lavorò dal 15 agosto 1608 fino al 15 novembre 1608, ricevendo un compenso di 400 scudi.
Di quest’impresa pittorica si conservano due disegni a Windsor Castle, nella Royal Collection: uno raffigura Sansone che uccide i Filistei, mentre l’altro è uno studio per Sansone che lotta col leone.
La Trasfigurazione, l’Ascensione e la Discesa dello Spirito Santo
Datazione: 1607-1608,
tecnica: affresco,
collocazione: Palazzi Vaticani, Sala delle Dame, Stato della Città del Vaticano.
In una sala immediatamente al di sopra della Sala delle Nozze Aldobrandini, Guido Reni dipinse la Trasfigurazione, l’Ascensione e la Discesa dello Spirito Santo: la loro cornice, proprio al centro del soffitto, è un baldacchino e mette in rapporto le scene all’interno con tale dignità.
Se le Gesta di Sansone possono essere interpretate come un’allusione alle virtù del cardinale Scipione Borghese, questi affreschi possono essere invece ritenuti una rappresentazione della militanza della Chiesa, attraverso la quale quest’ultima partecipa degli affari del mondo.
L’amministrazione dei grandi misteri della fede- i tesori della Chiesa- è tuttavia di esclusiva competenza del Papa, come denota il baldacchino che delimita le scene.
Gloria d’angeli
Datazione: 1609,
misure: cm 340×560,
tecnica: affresco,
collocazione: cappella di Santa Silvia, chiesa di San Gregorio Magno, Roma.
L’affresco di Guido Reni decora l’abside della cappella di Santa Silvia, una delle tre cappelle, la più a destra, che sono situate all’esterno della chiesa di San Gregorio Magno a Roma.
La cappella fu oggetto di una serie di interventi di rinnovamento promossi dal cardinale Scipione Borghese: all’interno è un soffitto a lacunari e su ciascun lato dell’altare ritroviamo delle rappresentazioni a finta scultura di David e Isaia, attribuite da Giuseppe Passeri a Sisto Badalocchio.
A Milano, nel Castello Sforzesco, è conservato un disegno che reca l’iscrizione “Guido a S. Gregorio”: si tratta di un piano sommario per l’intero affresco e dimostra che l’ideazione dell’opera è di Guido Reni.
Pur essendo riscontrabili tra il disegno e l’affresco divergenze circa la posizione delle figure (per esempio in quella dei tre putti al centro), non vi sono motivi per dubitare della paternità di Guido Reni.
Anche se nel disegno i dettagli della maggior parte delle figure appaiono semplicemente abbozzati, è già riconoscibile l’assetto compositivo dell’affresco.
Nella Christ Church, a Oxford, è conservata una copia dell’affresco: si tratta di una tela di qualità mediocre che misura cm 96×138.
Sant’Andrea condotto al martirio
Datazione: 1609,
misure: cm 410×640,
tecnica: affresco,
collocazione: cappella di Sant’Andrea, chiesa di San Gregorio Magno, Roma.
Sulla parete sinistra della cappella di Sant’Andrea, la più centrale delle tre cappelle all’esterno della chiesa di San Gregorio Magno a Roma, Guido Reni dipinse il momento in cui Sant’Andrea vide per la prima volta la croce su cui stava per essere crocifisso.
Possibile fonte d’ispirazione di quest’opera è un dipinto di Raffaello conservato a Madrid, al Museo del Prado e intitolato Cristo sulla via del Calvario: nella scena raffigurata, l’andata al Calvario è interrotta drammaticamente dalla caduta di Cristo.
Se l’opera di Raffaello ispirò altre opere successive, anche quella di Guido Reni fu un modello di riferimento per molti altri artisti, tra i quali Domenichino (affresco della chiesa di Sant’Andrea della Valle), Andrea Sacchi (pala d’altare già nella cappella sotterranea in San Pietro) e Carlo Maratta (Bob Jones University, Greenville, South Carolina).
L’affresco della cappella di Sant’Andrea fu realizzato da Guido Reni nel 1609: come risulta dal libro dei conti, l’artista fu responsabile dell’intera decorazione della cappella e fu lui a far avere al Domenichino la possibilità di affrescare sulla parete di fronte al Sant’Andrea condotto al martirio, la scena della Flagellazione di Sant’Andrea.
Entrambi le scene principali della cappella furono concepite come se fossero arazzi appesi attraverso un’arcata articolata da pilastri e colonne con eleganti capitelli corinzi.
Secondo Stephen Pepper, anche l’architettura fu forse progettata da Guido Reni e non da Domenichino come affermava invece il Bellori, nel 1672.
Guido Reni dipinse anche le figure a chiaroscuro dei Santi Pietro e Paolo ai lati dell’altare, mentre assegnò al Lanfranco le figure dei Santi Andrea e Silvia e lo stemma Borghese sulla porta.
Due studi preparatori per la testa di Sant’Andrea dipinta da Guido Reni, sono conservati a Parigi, nel Museo del Louvre, mentre copie dell’affresco si ritrovano in diverse città: a Roma, nella chiesa di Santa Francesca Romana, sul lato destro della navata prima del transetto, ne è conservata una eseguita su tela ed è accompagnata da una copia dell’affresco del Domenichino realizzato per la parete di fronte.
Scene della vita della Vergine
Datazione: 1610,
tecnica: affresco,
collocazione: Cappella dell’Annunziata, Palazzo del Quirinale, Roma.
Il Malvasia riporta che verso la fine del 1610, in soli sette mesi, Guido Reni e collaboratori portarono a termine l’intero ciclo di affreschi nella Cappella dell’Annunziata nel Palazzo del Quirinale: riferì inoltre che il principale assistente di Guido Reni fu Giovanni Lanfranco e menzionò Alessandro Albini, Tommaso Campana e Giacomo Cavedoni.
Attribuì inoltre ad Antonio Carracci la Presentazione di Maria al tempio nella lunetta alla sinistra dell’ingresso, come pure diverse Virtù, e aggiunse pure che Guido Reni fu costretto a permettere che queste opere venissero realizzate su disegni non suoi perché incalzato dalle insistenze del Papa che lo esortava a completare la cappella.
Il Malvasia aggiunse infine che sulla metà destra e sulla lunetta relativa (a sinistra guardando l’altare), l’Albani dipinse sette putti su proprio disegno e fu in seguito licenziato da Guido Reni.
Tra gli affreschi eseguiti da Guido Reni celebre è la Madonna che cuce con due angeli, episodio dell’Annunciazione riferito nel vangelo apocrifo dello pseudo San Giacomo.
Del dipinto ne esistono varie copie, una conservata nell’Accademia di Vienna, una attribuita al Lanfranco e in collezione privata, una alla National Gallery di Dublino e infine un’altra inserita in un mosaico per la Cappella Valmarino della chiesa dei santi Apostoli a Napoli.
La strage degli innocenti
Datazione: 1611,
misure: cm 268×170,
tecnica: olio su tela,
collocazione: Pinacoteca Nazionale, Bologna, provenienza: chiesa di San Domenico, Bologna.
Opera realizzata per la cappella di famiglia del conte Berò, amico di Guido Reni, nella chiesa di San Domenico a Bologna, la Strage degli innocenti fu nel 1796 portata dai francesi a Parigi, fu esposta diverse volte e ritorno a Bologna nel 1815 dove fu collocata nella neocostituita pinacoteca che tuttora la conserva.
Uno dei dipinti più famosi di Guido Reni e citato dal poeta Giambattista Marino (1569-1625), fu menzionato pure dal Malvasia, ricordandolo come una delle opere eseguite nel 1611 durante l’assenza del Reni da Roma.
Sintesi altissima della meditazione classica, la composizione basata sull’equilibrio tra architettura e figura trae armonia dalla disposizione delle cinque madri e dei due sicari collocati entro le direttrici di un immaginario triangolo.
Tramite questa geometrica semplificazione, l’artista ha voluto cogliere della drammaticità dell’evento e degli effetti umani, la pietà e il terrore, il momento eterno.
Il contrappunto dei movimenti è giocato sulla sospensione dei gesti, ogni figura è idealizzata nello svolgimento dell’azione tragica.
Del dipinto esistono varie copie, tra le quali una copia antica è conservata nei depositi dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.
Miracoli e trionfi della Vergine
Datazione: 1611-1612,
tecnica: affresco,
collocazione: Cappella Paolina, basilica di Santa Maria Maggiore, Roma.
Responsabile della decorazione della Cappella Paolina nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, fu il Cavalier d’Arpino che assegnò a Guido Reni l’esecuzione dei dipinti delle lunette sopra i monumenti funerari papali.
Guido Reni dipinse inoltre i gruppi di figure in piedi sulla facciata inferiore dell’arco che sovrasta i suoi affreschi; sul lato sinistro di fronte all’altare i Santi Domenico e Francesco, accompagnati da membri dei loro Ordini; sul sott’arco dal lato opposto, tre vescovi e tre sante.
Il suo lavoro superò quello degli altri artisti: lo spazio irregolare e impervio che Guido Reni si trovò a dover decorare rese ancor più notevole il suo merito: sia il Bellori sia il Mancini ritengono che in questa cappella gli affreschi migliori furono proprio quelli eseguiti da Guido Reni.
Nella lunetta sulla parete destra, Guido Reni raffigurò le miracolose visioni dei Santi Idelfonso e Giovanni Damasceno e riattaccò la mano che gli era stata tagliata come castigo per aver scritto in difesa di Lei.
Curiosamente, il Reni dipinse un angelo al posto della Madonna, contrariamente al racconto tradizionale.
Aveva apportato gli stessi cambiamenti anche nella rappresentazione di Sant’Idelfonso, ma, per ordine del Papa, in questo affresco l’angelo fu rimpiazzato da Giovanni Lanfranco con la Madonna.
Aurora
Datazione: 1614,
tecnica: affresco,
collocazione: Casino dell’Aurora, Palazzo Rospigliosi Pallavicini, Roma.
Sul soffitto di una loggia del giardino attorno a Palazzo di Montecavallo, ora Rospigliosi Pallavicini, sul colle del Quirinale, per il cardinale Scipione Borghese, Guido Reni dipinse il passaggio del carro del sole.
Apollo è preceduto da Aurora, la quale trasvola nell’aria gettando rose sulla terra sottostante.
L’esecuzione dell’affresco avvenne tra il 15 gennaio e l’8 agosto 1614: fu un modello di riferimento per un altro affresco dell’Aurora realizzato dal Guercino, nel 1621, per il Casino Ludovisi a Roma.
Guido Reni offrì un’equilibrata e composta interpretazione, mentre l’Aurora del Guercino annuncia le suggestioni dell’illusionismo aereo.
L’opera di Guido Reni è inserita al centro del soffitto, come un quadro riportato ovvero posto all’interno di una grande cornice in stucco che fu fatta realizzare ad Ambrogio Buonvicino.
L’artista non tenne quindi conto del fatto che l’opera doveva essere vista dal basso, per cui non si avvalse di alcuna prospettiva tanto che, per la sua migliore godibilità, è bene servirsi di uno specchio.
La composizione intende mostrare il sorgere del Sole dal mare, preceduto da Aurora che si libra nell’aria spargendo fiori; vicino a lei è raffigurato nelle sembianze di un putto, Fosforo, la prima stella del mattino.
Segue il carro di Febo che è tirato da quattro cavalli che presentano un manto di diverso colore, alludendo così ai differenti gradi di luce che precedono l’apparire del Sole. Nella quadriga, circondato dalle “Ore”, siede Apollo.
Alcuni studi preparatori dell’affresco sono conservati all’Albertina di Vienna, a Parigi, nel Museo del Louvre e a Firenze, nella Galleria degli Uffizi.
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