Lorenzo Ghiberti nacque a Firenze nel 1378, da Fiore e Cione Paltami.
Secondo la testimonianza data dallo stesso artista per difendersi dalle accuse di essere in realtà un figlio illegittimo e di aver quindi assunto irregolarmente la carica di membro del Collegio dei dodici, il matrimonio tra i suoi genitori sarebbe avvenuto a Pelago nel 1370: in un secondo momento la madre avrebbe lasciato il marito, trasferendosi a Firenze con il figlio e la figlia maggiore che avrebbe convissuto con l’orafo Bartolo di Michele, sposandolo poi soltanto alla morte della madre, Cione Paltami.
Presso la bottega fiorentina di Bartolo, Lorenzo Ghiberti apprese le tecniche e gli stili dell’oreficeria tardogotica toscana, fortemente influenzata da modelli d’Oltralpe.
Personalità di spicco del primo Quattrocento fiorentino, Lorenzo Ghiberti eccelse soprattutto nei lavori di oreficeria e di scultura in bronzo, applicandosi anche alla scultura monumentale ed alla fornitura di cartoni per vetrate.
Nel 1447 l’artista iniziò inoltre la stesura dei tre Commentarii, incompiuti, che si presentano come un coacervo di memorie autobiografiche, considerazioni di carattere tecnico e notizie di cronaca, secondo il modello della letteratura memorialistica fiorentina, nata nella seconda metà del Trecento.
Essi rivestono, però, un’importanza notevolissima, in quanto inaugurano due generi di grande fortuna: quello dell’autobiografia artistica, fondata non su fatti esteriori, ma sulla nascita delle proprie opere; e quello della biografia artistica, intesa non come raccolta di aneddoti, ma nel senso che attualmente e comunemente viene dato al termine, ovvero storia della vita di un artista ripercorsa facendo riferimento alle opere realizzate nel corso del tempo.
Nelle biografie di artisti trecenteschi riunite nel secondo Commentario, Ghiberti riportò soltanto la sua testimonianza ovvero ciò che aveva visto personalmente e fornì una notevole quantità di informazioni, realizzando così una delle fonti più autorevoli della storia dell’arte toscana del XIV secolo.
Uscito vincitore dal confronto con Filippo Brunelleschi nel concorso per la seconda porta del battistero di Firenze del 1401, grazie alla suprema qualità di orafo, Ghiberti si impegnò per lunghi anni nell’esecuzione dei battenti bronzei a formelle, terminati nel 1423.
Inoltre, realizzò delle statue per la chiesa fiorentina di Orsanmichele ed avviò la decorazione del fonte battesimale di Siena con lastre a rilievo di bronzo dorato, opera terminata poi da Donatello e Verrocchio.
Dopo un soggiorno a Venezia, nel 1425 Lorenzo Ghiberti iniziò il suo grande capolavoro, la Porta del Paradiso ovvero la terza porta del battistero di Firenze per la quale l’artista dedicò ben quasi trent’anni di lavoro.
Nelle dieci formelle, completate e montate nel 1452, si fa evidente il passaggio stilistico definitivo dal tardogotico al pieno e consapevole umanesimo, ben verificabile nell’adozione di complesse strutture in prospettiva e nel respiro monumentale, intimamente classico, delle immagini.
Nel febbraio del 1453 Lorenzo Ghiberti accettò un’ultima commissione che, però non riuscì a portare: per il battistero di Firenze, assieme al figlio Vittorio, ormai contitolare della bottega, avrebbe dovuto realizzare la cornice bronzea della porta di Andrea da Pontedera.
Nel novembre 1455 Lorenzo Ghiberti scrisse il suo testamento, oggi perduto e morì il 1° dicembre di quell’anno, a Firenze dove fu sepolto nella chiesa di Santa Croce.
Opere di Lorenzo Ghiberti
Assunta, 1400 circa, bronzo in parte dorato, cm 126×75, chiesa di Santa Maria dei Servi, Sant’Angelo in Vado,
Sacrificio di Isacco, 1401-1402, bronzo dorato, cm 45×38, Museo del Bargello, Firenze,
Porta nord del Battistero di Firenze, 1403-1424, bronzo dorato, battistero di San Giovanni, Firenze,
Assunzione della Vergine, 1404-1405, cartone per vetrata, cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze,
Una finestra del tamburo di Santa Maria del Fiore, 1404-1407 circa, Firenze, cattedrale di Santa Maria del Fiore
San Lorenzo in trono tra quattro angeli, 1412-1415, cartone per vetrata, Firenze, cattedrale di Santa Maria del Fiore
Santo Stefano in trono tra quattro angeli, 1412-1415, cartone per vetrata, cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze,
San Giovanni Battista, 1412-1416, bronzo, h 268 cm, Museo di Orsanmichele, Firenze,
San Matteo, 1419-1423 circa, bronzo, h 270 cm, Orsanmichele, Firenze,
Madonna col Bambino a mezza figura su un piedistallo con Eva distesa, 1420-1429 circa, terracotta, cm 70×50, chiesa dell’Arciconfraternita della Misericordia, Firenze,
Battesimo di Cristo, 1417-1427, bronzo dorato, battistero di San Giovanni, Siena,
Cattura del Battista, 1417-1427, bronzo dorato, battistero di San Giovanni, Siena,
Lastra sepolcrale di Ludovico degli Obizi (disegno), 1424-1425 circa, marmo, largh. cm 139, basilica di Santa Croce, Firenze,
Lastra sepolcrale di Fra’ Leonardo Dati, 1425-1427, bronzo, cm 229×87,5, basilica di Santa Maria Novella, Firenze,
Lastra sepolcrale di Bartolomeo Valori, 1427?, marmo, largh. 156 cm, basilica di Santa Croce, Firenze,
Porta del Paradiso, 1425-1452, bronzo dorato, battistero di San Giovanni e Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Santo Stefano, 1427-1428, bronzo, h 260 cm, Museo di Orsanmichele, Firenze,
Sagrestia di Santa Trinita, 1418-1423, basilica di Santa Trinita, Firenze,
Arca dei Tre Martiri, 1427-1428 circa, bronzo, cm 56x106x39, Museo del Bargello, Firenze,
Tabernacolo dei Linaioli (disegno della parte scultorea), 1432, marmo, Museo di San Marco, Firenze,
Arca di San Zanobi, 1432-1442, bronzo, 85×193 cm, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze,
Ascensione, 1443 circa, cartone per vetrata, cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze,
Orazione nell’orto, 1443 circa, cartone per vetrata, cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze,
Presentazione al Tempio, 1445 circa, cartone per vetrata, cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze,
Padre Eterno benedicente (Cristo benedicente), 1450, bronzo dorato, Firenze, Arcispedale di Santa Maria Nuova.
Opere di Lorenzo Ghiberti
Assunta
Datazione: 1400 circa,
misure: cm 126×75,
tecnica: bronzo in parte dorato,
collocazione: chiesa di Santa Maria dei Servi, Sant’Angelo in Vado.
Su un altare in fondo alla navata sinistra della chiesa di Santa Maria dei Servi a Sant’Angelo in Vado, è conservata una pala bronzea studiata da Giuseppe Marchini che nel 1965 la ricordava come opera di Lorenzo Ghiberti: lo studioso riferiva che l’attuale collocazione dell’altorilievo dell’Assunta risale al 1642 quando venne costruito un apposito altare barocco dove conservarla.
A volere questa nuova sistemazione fu Ernesto Grifoni, membro della famiglia benefattrice della chiesa di Santa Maria dei Servi a Sant’Angelo in Vado che ormai si era trasferita a Cremona.
Questo evidenzia quanto era per loro importante la scultura di Lorenzo Ghiberti: in basso ritroviamo gli emblemi araldici della famiglia Grifoni nei due scudi con raffigurate teste di grifoni.
Nei due scudi sono presenti anche le lettere M ed A che si ritiene possano essere la prima sillaba del nome del committente, forse Marco o Matteo.
Nel rilievo troviamo raffigurata l’Assunta, un soggetto all’epoca diffuso in Toscana e non di tradizione bizantina dove ritroviamo invece la Dormitio Virginis con l’anima che sale in cielo.
Nella tradizione trecentesca fiorentina e senese la Madonna Assunta in cielo era sempre raffigurata seduta entro una mandorla di raggi e non in piedi, come nell’opera di Lorenzo Ghiberti dove troviamo raffigurati degli angeli musicanti che incoronano la Madonna.
Quest’opera si ritiene eseguita da Lorenzo Ghiberti durante il suo soggiorno a Pesaro, poco prima di tornare a Firenze nel 1401.
Oggetto di furto nel luglio 1909, fu ritrovata danneggiata due giorni dopo e nel 1962 fu oggetto di un restauro a Firenze.
Sacrificio di Isacco
Datazione: 1401-1402,
misure: cm 45×38,
tecnica: bronzo dorato,
collocazione: Museo del Bargello, Firenze.
Nel 1401 si svolse il concorso bandito dall’Arte della Lana per la seconda porta bronzea del battistero di Firenze e fu scelto come tema la scena biblica del Sacrificio di Isacco.
I principali contendenti erano Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti che avevano poco più che vent’anni: pur avendo entrambi la stessa formazione culturale di stampo umanista, pur coltivando la stessa passione per l’antico, i rispettivi principi compositivi e modi figurativi li portarono ad una diversa impostazione spaziale e temporale della rappresentazione.
Il concorso fu vinto da Lorenzo Ghiberti che realizzò una composizione allegorica, miniaturistica, ordinata e piacevole.
Nel suo rilievo una lunga diagonale rocciosa separa due piani di posa, indipendenti uno dall’altro. A sinistra i due servitori, ignari del dramma, discutono tra loro; li divide l’asino, di piccole proporzioni, che allunga il muso verso lo spigolo inferiore del medaglione.
Abramo alza il coltello all’altezza della gola del figlio, ma il suo corpo perfettamente arcuato come le rocce vicine, non tradisce né emozione, né commozione: asseconda una direttiva divina, senza chiedersene il motivo.
Isacco è sereno e pronto ad essere sacrificato mentre un angelo sta arrivando in volo senza essere visto dagli altri. Un ariete è sulla sinistra, con le corna impigliate nel cespuglio e sembra anch’esso serenamente il supplizio.
Un ritmo ad onde curvilineo unifica la campitura mentre, in superficie, la luce vibra sulle lame frastagliate della roccia, sui riccioli dei capelli delle figure e del vello dell’ariete, sui morbidi panneggi dei costumi all’antica.
San Giovanni Battista, San Matteo, Santo Stefano

Datazione: 1412-1428,
tecnica: bronzo,
collocazione: museo di Orsanmichele, Firenze.
Assieme ad altri scultori, Lorenzo Ghiberti realizzò le statue che furono poste all’esterno della chiesa fiorentina di Orsanmichele ed i cui originali sono oggi conservati nel museo di questa chiesa: a Ghiberti, l’Arte di Calimala commissionò il San Giovanni Battista (1412-1416), l’Arte del Cambio gli affidò l’esecuzione del San Matteo ed il Santo Stefano (1425-1428) gli fu commissionato dall’Arte della Lana.
Il San Giovanni Battista presenta tipici stilemi internazionali: nel ritmo astratto delle ciocche dei capelli e della barba, nel viluppo del manto che nasconde la forma delle membra, nel disegno delle spalle strette e tondeggianti.
È un’interpretazione del corpo umano in chiave flessuosa e decorativa, che non troviamo più nel posteriore San Matteo, cronologicamente successivo alle statue di Donatello per Orsanmichele: il San Marco ed il San Giorgio.
La posa del San Matteo non è mutata rispetto al San Giovanni Battista, ma è molto più naturale. Inoltre, la figura è solida, viva, ben piantata e le membra sono rivelate dal panneggio, evidentemente studiato dal vivo.
Il successivo Santo Stefano conferma questo orientamento al nuovo: si presenta infatti con vivace evidenza ed autonomia plastica, si accampa nello spazio contrastando con i limiti imposti dalla nicchia: è quindi un’opera molto vicina ai canoni rinascimentali.
Arca dei Tre Martiri
Datazione: 1427-1428 circa,
misure: cm 56x106x39,
tecnica: bronzo,
collocazione: Museo del Bargello, Firenze.
Lorenzo Ghiberti conferì una forma tradizionale a parallelepipedo all’Arca dei Tre Martiri che presenta elementi decorativi derivati dalla tradizione dell’arte antica come le cornici modanate ed i dentelli che fanno da cornice a dei riquadri con bassorilievi sui quattro lati.
L’arca ha un coperchio decorato da girali vegetali, mentre la parte tergale è perduta e sostituita con una lastra liscia.
Sulla parte frontale sono raffigurati due angeli in volo, anch’esso elemento di derivazione classica in quanto ispirato ai sarcofagi romani: gli angeli sorreggono un clipeo con l’iscrizione latina HIC CONDITA SUNT CORPORA SANCTORUM MARTURUM PROTI ET HUACINTHI ET NEMESII.
Come ci ricorda quest’iscrizione, l’Arca dei Tre Martiri conserva le reliquie dei Santi Proto, Giacinto e Nemesio provenienti dall’abbazia di San Salvatore di Selvamonda che era in stato di abbandono e che fu soppressa nel 1422. Nel 1422 le reliquie furono quindi trasferite nell’abbazia camaldolese di Santa Maria degli Angeli a Firenze.
A Lorenzo Ghiberti fu allora commissionata la realizzazione di un’arca per contenere le reliquie: arca che, da un resoconto del 1591, risulta che fu posta nel muro della chiesa abbaziale, sotto un piccolo arco di pietra affrescato, vicino all’altare.
Giorgio Vasari ricordava inoltre che l’arca aveva un basamento marmoreo con iscrizioni allusive ai committenti: CLARISSIMI VIRI COSMAS ET LAURENTIUS FRATRES e la data “1428”.
Successivamente l’arca fu trasferita sotto l’altare di una cappella laterale, poi, soppressa l’abbazia alla fine del Settecento, fu rubata e fatta a pezzi, ma ritrovata in due fasi (1814 e 1821), fu ricomposta, restaurata ed esposta alla Galleria degli Uffizi.
In seguito, si decise di collocarla nel Museo del Bargello dove è tuttora conservata.
Arca di San Zanobi
Datazione: 1432-1442,
misure: cm 85×193,
tecnica: bronzo,
collocazione: Museo dell’Opera del Duomo, Firenze.
L’Arca di San Zanobi fu realizzata per la cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore e mostra una composizione simile a quella dell’Arca dei Tre Martiri: presenta una forma a parallelepido, con base e coperchio rastremato.
Un grande rilievo raffigurante la Resurrezione di un fanciullo in Borgo degli Albizi è posto sul lato centrale, mentre ai lati sono scolpite altre scene relative a miracoli di San Zanobi.
La scena presenta uno scorcio con edifici classicheggianti e sulla sinistra, è raffigurata una città cinta di mura, mentre il fanciullo, sua madre e San Zanobi sono al centro di una strada tra due quinte affollate di cittadini.
Le figure centrali mostrano una maggiore espressività di quelle laterali: la madre affranta, il santo vescovo volge lo sguardo ed il braccio verso il cielo, mentre il fanciullo è in doppia posa, prima disteso e poi in piedi ad indicare l’avvenuta resurrezione.
Nella parte tergale vi sono sei angeli che hanno una ghirlanda di foglie d’olmo con la seguente iscrizione latina: CAPUT BEATI ZENOBII FLORENTINI EPISCOPI IN CUIUS HONOREM HEC ARCA INSIGNI ORNATU FABRICATA FUIT.
Porta del Paradiso (Porta est) e Porta nord

Datazione: 1425-1452,
tecnica: bronzo,
collocazione: battistero di San Giovanni, Firenze.
All’epoca del concorso del 1401 per la decorazione del battistero, solo una delle tre porte, quella a sud, rivolta verso la città era compiuta. Si trattava della porta dedicata al santo patrono, San Giovanni Battista, a cui il battistero era intitolato: essa era ornata da ventotto formelle polilobate, scolpite a rilievo da Andrea Pisano nel 1330-1336 con Storie di San Giovanni e virtù.
Il programma prevedeva che le altre due porte, quella est, rivolta verso la cattedrale, e quella nord verso la campagna, fossero dedicate rispettivamente al Nuovo ed all’Antico Testamento.
Si riteneva che dei due cicli, il più importante fosse quello del Nuovo Testamento, con le storie di Cristo e, per questo era destinato all’apertura est che fronteggia la cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Poiché il concorso del 1401 si svolse sul tema del Sacrificio d’Isacco, esso doveva servire inevitabilmente a scegliere l’autore della porta nord, quella delle storie bibliche.
Lorenzo Ghiberti vinse il concorso, ma gli fu affidata l’esecuzione del portale col Nuovo Testamento (1403-1424) destinato al lato est. Questo perché, accortisi di poter disporre di uno scultore di levatura non comune e sapendo che il lavoro non sarebbe stato breve, i committenti dovettero pensare che era meglio far eseguire per primo il portale più importante, rimandando quello del lato nord.
A lavoro concluso, il portale ghibertiano con le Storie del Nuovo Testamento fu dunque montato ad est, di fronte alla cattedrale.
Ghiberti realizzò anche la terza porta, quella detta del Paradiso, decorata con le Storie dell’Antico Testamento, destinata al lato nord.
Anch’essa, in un primo tempo, doveva seguire lo schema delle precedenti ed essere suddivisa in ventotto formelle, come si ricava dal primo programma, dettato dall’umanista Leonardo Bruni.
Il programma però mutò, forse su consiglio di Lorenzo Ghiberti e si preferì suddividere la porta in sole dieci formelle di taglio rettangolare: il nuovo piano risultava così più moderno rispetto al precedente ormai anacronistico.
A lavoro concluso, la porta appariva quindi più moderna, ma destinata all’apertura meno importante del battistero: fu così deciso di trasportare le Storie del Nuovo Testamento a nord e la Porta del Paradiso fu montata ad est, davanti alla cattedrale di Santa Maria del Fiore dove tuttora si ammira.
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